Vietnam: svalutazione del 7% per il dong, record dal 1993

Non poteva non destare scalpore la svalutazione attuata dal governo del Vietnam nei confronti della propria valuta, il dong: abbassare il valore della moneta di ben sette punti percentuali è la mossa che viene ritenuta più adeguata per assestare il deficit commerciale della nazione asiatica, ma si tratta anche di un record da almeno diciotto anni a questa parte. Il cambio che è stato fissato dalla State Bank of Vietnam mette in luce come siano necessari oltre ventimila dong per ottenere un dollaro, in netto rialzo rispetto alle rilevazioni della giornata precedente. Perfino gli analisti finanziari sono stati spiazzati, visto che si ha come l’impressione che le autorità di Hanoi vogliano sostenere le esportazioni e la crescita, piuttosto che contrastare l’inflazione, il principale problema nazionale.


C’è comunque da dire che già nel novembre del 2009 e a febbraio e agosto del 2010, l’autorità vietnamita aveva provveduto a adottare misure simili, ma ora il contesto economico è leggermente diverso; le riserve valutarie sono scese fino a quota 13,6 miliardi di dollari alla fine dello scorso anno, praticamente il 50% in meno rispetto a quanto rilevato nel 2008. La speranza a questo punto è quella di ottenere una più alta flessibilità nei tassi di cambio. Moody’s ha già tagliato il rating relativo al debito sovrano, e quindi anche alle relative obbligazioni del paese, a dicembre, giustificando questa operazione con il rischio di una crisi della bilancia dei pagamenti e un indebolimento dello stesso dong.

Intanto, però, l’inflazione è salita fino al 12,2% a gennaio e sarebbe più prudente emettere magari dei bond inflation-linked, collegati quindi alle performance dei prezzi al consumo. Il governo intende stabilizzare l’ambito macroeconomico, così da mantenere un buon tasso di crescita e non preoccupare eccessivamente gli investitori: le previsioni per il 2011 parlano espressamente di un rialzo economico pari al 7,5%, ben al di sopra del 6,7% del 2010.

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