Il Giappone torna ai bond inflation-linked dopo cinque anni

Il Giappone sta pianificando nel minimo dettaglio la vendita dei primi bond inflation-linked da quasi cinque anni a questa parte: la decisione è giunta dopo un’attesa molto lunga, motivata con il fatto che l’offerta di prodotti simili era stata interrotta a causa della domanda piuttosto carente da parte degli investitori finanziari. La nazione nipponica ha dunque seguito l’esempio di un altro paese, dato che tre settimane fa sono state rese note le emissioni obbligazionarie del Cile nel 2013 e una delle varie misure coinvolge proprio questi titoli collegati all’andamento dei prezzi al consumo.

Le emissioni obbligazionarie del Cile nel 2013

Il Cile dovrebbe emettere quest’anno bond nominali e inflation-linked (collegati quindi all’andamento dei prezzi al consumo) nei mercati locali: l’annuncio è stato reso ufficialmente dal Ministero delle Finanze della nazione sudamericana, protagonista nel 2012 di una crescita economica davvero interessante. Gran parte di questo debito non sarà altro che la riapertura di titoli obbligazionari già emessi, ma per la prima volta in assoluto vi sarà una tranche da 250 miliardi di pesos che beneficerà della scadenza a trenta anni e che sarà utilizzata come benchmark per quel che riguarda la curva dei rendimenti.

La Nuova Zelanda emette titoli inflation-linked

La Nuova Zelanda ha provveduto a emettere 2,5 miliardi di dollari locali (poco più di due miliardi di dollari per la precisione) in titoli inflation-linked: per la nazione oceaniana si tratta della prima vendita dal 1999 per quel che concerne questo tipo di debito, oltre che la maggiore offerta singola di sempre. L’andamento dei prezzi al consumo sembra essere una costante per il paese in questione, dato che già quattro mesi fa la Nuova Zelanda era concentrata su inflazione e lungo termine. Non bisogna comunque dimenticare che i “Kiwis” sono specializzati soprattutto nel settore dei covered bond.

Tesco Bank, buona domanda per il bond inflation-linked

Tesco Bank ha provveduto a vendere tutte le obbligazioni inflation-linked che aveva in previsione nel giro di appena dieci giorni: in effetti, tutti quei risparmiatori e clienti che hanno avvertito con maggiore nettezza il timore per l’aumento dei costi della vita hanno fornito all’istituto di credito britannico depositi per ben sessanta milioni di sterline, una cifra davvero importante di questi tempi. In effetti, questo ammontare relativo alla domanda ha superato di gran lunga i cinquanta milioni di sterline che erano stati quotati di recente in relazione al titolo obbligazionario di tipo corporate che è collegato alla crescita di uno specifico indice, il Retail Prices Index (conosciuto anche con l’acronimo Rpi).

Morgan Stanley aggancia il proprio bond all’inflazione europea

Morgan Stanley, una delle principali banche d’affari di New York e di tutti gli Stati Uniti, si sta affidando a Borsa Italiana per lanciare il suo nuovo titolo obbligazionario, il quale sarà legato all’andamento dell’inflazione: Eur 15.000.000 Inflation Linked Notes due 2016, questa è la denominazione ufficiale del prodotto, è stato negoziato tre giorni fa presso il Mercato Telematico delle Obbligazioni e si presenta come uno degli strumenti finanziari più interessanti per quel che concerne il proprio comparto. Nello specifico il nome fa già intuire molte caratteristiche dell’offerta.

Poste Vita: vantaggi e rendimenti del Programma Arco

In ambito assicurativo Poste Italiane sono in grado di mettere a disposizione dei loro clienti un prodotto dal buon rendimento e capace di garantire il capitale: lo stesso gruppo ha tentato di dar vita a uno strumento che fosse il più solido possibile. Stiamo parlando del Programma Garantito Arco, il quale beneficia della struttura tipica di un index linked ed è quindi collegato alle performance di un indice. L’obiettivo principale di chi si affida al programma è sostanzialmente quello di diversificare al massimo i risparmi e di investire in maniera sicura in Borsa. In che modo tutto questo viene reso possibile? Anzitutto, bisogna precisare che ci troviamo di fronte a uno strumento che fa parte integrante dell’universo Poste Vita spa.

Rbs aggancia le proprie obbligazioni all’inflazione europea

L’inflazione del continente europeo è in una preoccupante fase di stallo, ma vi sono diversi prodotti finanziari che consentono di trarre benefici perfino da questi fenomeni: è il caso di Royal Bank of Scotland, la quale avvierà domani presso il Domestic Mot di Borsa Italiana le Obbligazioni Inflazione Europea (il codice Isin di riferimento è GB00B6HZ3D39). Che bond devono attendersi gli investitori? Si tratta di titoli negoziati a corso secco e che sono in grado di fruttare interessi lordi annui, da pagare in via posticipata; il valore nominale unitario è di mille euro, mentre gli strumenti che saranno effettivamente in circolazione è di 44.196 unità. Si parla di inflazione, quindi può sorgere spontaneo chiedersi quale sia l’indice da osservare da vicino nelle sue performance: in questo caso, i soggetti interessati dovranno affidarsi all’Eurostat Eurozone Hicp ex Tobacco, l’indice che viene appunto pubblicato su base mensile e che esamina nel dettaglio un paniere di beni ben definito.

Corea del Sud: ingenti riacquisti di T-Bond nel 2011

Il governo della Corea del Sud ha in mente un piano finanziario ben preciso per rilanciare la propria economia: in effetti, a Seul si sta pensando di riacquistare ben venti trilioni di won (una ventina di miliardi di euro) relativi ai cosiddetti T-Bond, le obbligazioni del Tesoro, una operazione che dovrebbe essere conclusa entro la fine di quest’anno. Le stime precedenti erano inferiori, si era infatti parlato di 14,2 trilioni di won, ma questo ritocco verso l’alto fa intendere gli obiettivi della nazione asiatica. Alcune indiscrezioni riferiscono che i maggiori riacquisti siano dovuti al fatto che si vuole ottenere un adeguato gettito fiscale per le casse dell’erario. Le aspettative sono ambiziose, ma non impossibili da esaudire, la Corea rappresenta una delle economie migliori del proprio continente, anche se le difficoltà si avvertono perfino qui, soprattutto in relazione a un colosso come Samsung.

Scottish Widows: i bond britannici proseguiranno il loro declino

Scottish Widows Investment Partnership rappresenta una delle principali compagnie finanziarie del Regno Unito, in grado di gestire ben 68 miliardi di sterline in titoli obbligazionari: è proprio questa sua leadership che ha reso possibile un giudizio in merito alla situazione del comparto in questione nel territorio di Sua Maestà la Regina. La società scozzese, infatti, si attende un ulteriore calo di tali prodotti, un declino favorito soprattutto dall’atteggiamento degli investitori, sempre più propensi a scommettere su un futuro aumento dei tassi di interesse. La compagnia di Edimburgo aveva acquistato bond britannici convenzionai proprio nelle recenti settimane, subito dopo che i prezzi erano scesi per il quinto mese consecutivo, ma i buoni titoli ci sono ancora. La stessa Scottish Widows, tra l’altro, sta mostrando una certa predilezione nei confronti dei bond inflation-linked. Secondo Mark Connolly, a capo del settore relativo al reddito fisso della società, la crescita dei rendimenti potrà avvenire, ma soltanto nel lungo termine.

Vietnam: svalutazione del 7% per il dong, record dal 1993

Non poteva non destare scalpore la svalutazione attuata dal governo del Vietnam nei confronti della propria valuta, il dong: abbassare il valore della moneta di ben sette punti percentuali è la mossa che viene ritenuta più adeguata per assestare il deficit commerciale della nazione asiatica, ma si tratta anche di un record da almeno diciotto anni a questa parte. Il cambio che è stato fissato dalla State Bank of Vietnam mette in luce come siano necessari oltre ventimila dong per ottenere un dollaro, in netto rialzo rispetto alle rilevazioni della giornata precedente. Perfino gli analisti finanziari sono stati spiazzati, visto che si ha come l’impressione che le autorità di Hanoi vogliano sostenere le esportazioni e la crescita, piuttosto che contrastare l’inflazione, il principale problema nazionale.

M&G Investments: esordio per il fondo collegato all’inflazione

Ampia protezione per chi focalizza il proprio portafoglio sul reddito fisso e rendimenti interessanti che vanno al di là del tasso di inflazione del continente europeo: sono queste le due caratteristiche principali che risaltano maggiormente nel nuovo fondo obbligazionario emesso da M&G Investments, un lancio che può considerarsi storico, visto che è la prima volta che la società britannica si lancia in questo tipo di strumento. Di cosa si tratta esattamente? Il fondo obbligazionario corporate inflation-linked è stato pensato appositamente per gli investitori privati del nostro paese; in effetti, osservando con attenzione l’andamento dei prezzi al consumo, è possibile investire in una serie interessante di titoli a reddito fisso, non solo i bond inflation-linked, ma anche quelli a tasso variabile e gli strumenti derivati per i quali valgono le stesse condizioni che sono state appena elencate.

Indonesia: perdite record per i sukuk a causa dell’inflazione

Non c’è pace per le obbligazioni islamiche dell’Indonesia denominate in dollari: questi sukuk, infatti, sono stati protagonisti della seconda settimana consecutiva di ribasso, la quale fa seguito a un calo record fatto registrare nell’ultimo trimestre del 2010, la conseguenza più evidente dell’inflazione che sta attanagliando la nazione asiatica. Ovviamente, questo fattore sta condizionando l’ottimismo e la fiducia degli investitori nei confronti del credito del paese. Volendo essere più precisi, c’è da dire che il rendimento del bond indonesiano con scadenza ad aprile del 2014 si è attestato attorno all’8,8% con una perdita pari a 68 punti base, secondo una stima effettuata da Royal Bank of Scotland; di contro, vi è stata anche una domanda extra per il debito relativo alla Malesia.

Hsbc si rivolge all’Italia con un nuovo fondo comune

I portafogli degli investitori italiani potranno finalmente tingersi delle tonalità della bandiera britannica, ma soprattutto dei colori più accesi della Cina: Hsbc Global Asset Management ha infatti deciso di riservare al nostro paese uno dei suoi ultimi collocamenti, vale a dire quello relativo al fondo obbligazionario Global Inflation Linked. Il comparto dell’omonima banca londinese, celebre per i suoi considerevoli guadagni che provengono direttamente da Hong Kong, ha ideato una soluzione piuttosto diversificata di bond governativi, titoli che saranno strettamente correlati al tasso di inflazione e che sono quotati dalle principali nazioni dell’Ocse, in primis il Canada, l’Australia, lo stesso Regno Unito, gli Stati Uniti e il Giappone, senza comunque dimenticare l’area dell’euro.

Dai bond giapponesi segnali preoccupanti sulla deflazione

Otto anni sono indubbiamente un arco di tempo piuttosto lungo, eppure i giapponesi dovranno guardare al 2018 con trepidazione: si tratta infatti delle nuove prospettive per quel che concerne la fine dell’attuale deflazione, dopo che le previsioni di Bank of Japan, l’istituto di credito centrale della nazione nipponica, e le spese pari a 35 trilioni di yen hanno provocato degli scossoni importanti nel mercato obbligazionario, dove gli investitori si attendono appunto altri otto anni di prezzi in discesa. Sono soprattutto le obbligazioni che sono state progettate per proteggere questi soggetti dall’inflazione che hanno mostrato i segnali più importanti; in particolare, è emerso come i prezzi in questione siano destinati a un ribasso pari allo 0,6% nei prossimi cinque anni, mentre il ritmo scende allo 0,4% annuo se si guarda al 2018.