Il Giappone torna ai bond inflation-linked dopo cinque anni

Il Giappone sta pianificando nel minimo dettaglio la vendita dei primi bond inflation-linked da quasi cinque anni a questa parte: la decisione è giunta dopo un’attesa molto lunga, motivata con il fatto che l’offerta di prodotti simili era stata interrotta a causa della domanda piuttosto carente da parte degli investitori finanziari. La nazione nipponica ha dunque seguito l’esempio di un altro paese, dato che tre settimane fa sono state rese note le emissioni obbligazionarie del Cile nel 2013 e una delle varie misure coinvolge proprio questi titoli collegati all’andamento dei prezzi al consumo.

In base a quanto annunciato dal Ministero delle Finanze, si punterà a vendere debito inflation-linked per diverse centinaia di miliardi di yen, più precisamente nell’anno fiscale che comincerà il prossimo mese di aprile. Le fonti governative che hanno rivelato l’offerta in questione sono comunque coperte dall’anonimato. A ottobre si ebbe una situazione identica a quella attuale, con la Nuova Zelanda che emise dei titoli inflation-linked. Gli investitori istituzionali non sembrano molto interessati a tale segmento finanziario, ma le condizioni potrebbero determinare l’interesse e l’appetibilità. Le vendite di questi bond, “rispolverate” dopo ben un lustro di tempo, dovrebbero poi essere prolungate fino alla seconda metà dello stesso anno fiscale.

Il periodo maggiormente indicato dagli analisti finanziari per il lancio vero e proprio è quello compreso tra i mesi di luglio e settembre, pertanto in piena estate. I bond inflation-linked sono progettati e costruiti per cercare di evitare il rischio di inflazione di un determinato investimento: la prima emissione della storia risale addirittura al 1780, quando la Massachussets Bay Company si cimentò nell’avventura, poi il mercato è cresciuto in maniera drammatica da quando il governo britannico ha cominciato a emettere i Gilt legati all’inflazione nel 1981. Il mercato è caratterizzato soprattutto da obbligazioni sovrane, mentre c’è da aggiungere che le emissioni di tipo privato rappresentano soltanto una piccola parte del settore.

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