La Turchia si affida ai bond denominati in yen

La Turchia ha annuncio il lancio di titoli obbligazionari in scadenza tra venti anni e denominati in valuta giapponese: in effetti, l’importo complessivo è pari a 18,4 miliardi di yen (l’equivalente di circa 150 milioni di euro), una emissione che rappresenta il debito più lungo in assoluto che la nazione anatolica abbia mai messo a disposizione nella divisa asiatica. Perché proprio lo yen per questa nuova offerta di bond? Proprio a inizio anno, tra l’altro, Hsbc ha consigliato di investire sulla Turchia nel 2013.

I titoli emessi nel corso dell’ultima asta prevedono un rendimento pari a 2,68 punti percentuali: si tratta della seconda vendita obbligazionaria di gennaio, dopo i bond decennali che sono stati offerti per soddisfare la forte domanda da parte degli investitori internazionali. Il governo di Ankara sta tentando di apparire il più appetibile possibile agli stessi investitori, dopo la conquista del primo rating investment grade dal 1994. In effetti, l’agenzia Fitch ha deciso lo scorso mese di novembre di innalzare il giudizio del paese, portandolo fino a BBB-, il primo gradino che non identifica un grado speculativo dell’investimento finanziario. Le emissioni come quella turca sono definite solitamente Uridashi Bond, vale a dire obbligazioni cedute come debito nel mercato europeo e destinate soprattutto agli investitori individuali di nazionalità giapponese.

Giusto due settimane fa, il paese ha annunciato come la crescita economica nel corso di questo 2013 dovrebbe essere pari al 4%, oppure anche maggiore, con una caduta incoraggiante del tasso di inflazione. Secondo la Banca Mondiale, comunque, bisogna tenere conto del deficit di bilancio che ancora non può far dormire sonni tranquilli. In base alle previsioni che sono state rese note del Ministero delle Finanze, quest’ultimo dato dovrebbe aggirarsi attorno al 2% del prodotto interno lordo. Riguardo infine all’andamento dei prezzi al consumo, il tasso in questione è destinato a calare dal 6,1% del 2013 fino al 5,2% da registrare nel 2014.

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