Dopo quattro mesi la Turchia torna ai bond in dollari

Il governo turco sta offrendo per la prima volta da quasi quattro mesi titoli obbligazionari denominati in dollari: in questo modo, la nazione anatolica ha la possibilità di riaprire una precedente scadenza di lungo termine, vale a dire quella prevista per il 2041, dopo che i rendimenti sono scesi a uno dei record più bassi in assoluto. La vendita sta beneficiando della gestione da parte di banche importanti come Morgan Stanley, Goldman Sachs e Deutsche Bank. Si è parlato dei ritorni economici in declino e in effetti questi ultimi hanno perso ben 108 punti base da gennaio a oggi, mentre la giornata di ieri è stata caratterizzata da un lieve recupero, appena cinque punti base.

TURCHIA: L’INFLAZIONE FA CRESCERE I RENDIMENTI DEI BOND
Gli investitori finanziaria guardano con attenzione alla Turchia per un motivo ben preciso, ovvero la crescita economica di 8,5 punti percentuali che è stata registrata lo scorso anno e che ha contribuito a ridurre il debito del paese a uno dei più bassi d’Europa dopo la Repubblica Ceca, la Russia e la Svezia. Il deficit di bilancio di Ankara sta dunque convincendo una platea sempre più ampia di soggetti. Come hanno spiegato alcuni analisti, la domanda può essere considerata buona, mentre i costi sono più che accettabili. L’importo complessivo di tale offerta di bond dovrebbe essere pari a un miliardo di dollari. In aggiunta, il rendimento iniziale dovrebbe attestarsi sui 5,875 punti percentuali.

LA TURCHIA AVRA’ MAGGIORE LIBERTA’ DI EMETTERE SUKUK

Per il momento, il 2012 ha già fatto segnare vendite obbligazionarie per 3,6 miliardi di dollari, a fronte di un target pari a 9,5 miliardi di lire turche (circa 5,3 miliardi di dollari americani) che si riferisce proprio ai prestiti in valuta straniera. Il Tesoro locale sta sfruttando al massimo gli ultimi interessi del denaro reale, tanto da mostrare sempre più interesse per il lunghissimo termine. L’ultima offerta di bond risale a febbraio, con una scadenza di dieci anni e un rendimento del 5,75%.

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