Il Giappone torna ai bond inflation-linked dopo cinque anni

Il Giappone sta pianificando nel minimo dettaglio la vendita dei primi bond inflation-linked da quasi cinque anni a questa parte: la decisione è giunta dopo un’attesa molto lunga, motivata con il fatto che l’offerta di prodotti simili era stata interrotta a causa della domanda piuttosto carente da parte degli investitori finanziari. La nazione nipponica ha dunque seguito l’esempio di un altro paese, dato che tre settimane fa sono state rese note le emissioni obbligazionarie del Cile nel 2013 e una delle varie misure coinvolge proprio questi titoli collegati all’andamento dei prezzi al consumo.

Vietnam: svalutazione del 7% per il dong, record dal 1993

Non poteva non destare scalpore la svalutazione attuata dal governo del Vietnam nei confronti della propria valuta, il dong: abbassare il valore della moneta di ben sette punti percentuali è la mossa che viene ritenuta più adeguata per assestare il deficit commerciale della nazione asiatica, ma si tratta anche di un record da almeno diciotto anni a questa parte. Il cambio che è stato fissato dalla State Bank of Vietnam mette in luce come siano necessari oltre ventimila dong per ottenere un dollaro, in netto rialzo rispetto alle rilevazioni della giornata precedente. Perfino gli analisti finanziari sono stati spiazzati, visto che si ha come l’impressione che le autorità di Hanoi vogliano sostenere le esportazioni e la crescita, piuttosto che contrastare l’inflazione, il principale problema nazionale.

Polonia, si tornano a vendere bond collegati all’inflazione

C’è sempre una prima volta: è uno dei luoghi comuni più abusati, ma non c’è nulla di più azzeccato per descrivere l’ultima decisione finanziaria della Polonia, la quale sta pianificando proprio la sua prima vendita di bond inflation-linked (conosciute familiarmente anche come “linkers”, sono delle obbligazioni collegate principalmente all’andamento dell’inflazione) da oltre due anni a questa parte. La svolta è giunta quando ci si è accorti che gli investitori polacchi erano sempre più propensi a ricercare maggiore protezione contro i crescenti prezzi al consumo, in modo da poter “scommettere” sui futuri tassi di interesse.