Spread bund-btp: è solo una “bolla” o salirà ancora?

Grandi salite e grandi discese, acquisti di massa e sell-off vertiginosi…questo è diventato il Mercato, riportando gli orologi indietro fino al 2008 quando per mesi interi su tutti gli strumenti finanziari l’altalena di rialzi e ribassi aveva costretto i più a cedere sotto la pressione psicologica di variazioni da capogiro.

Azionari in subbuglio, commodities veloci nei movimenti e valute che prendono il fiato dopo mesi di alta volatilità, pronte a ricominciare da un momento all’altro. E lo spread btp-bund tanto discusso nelle ultime settimane? Sembra non fare eccezione.

Dai grafici si vede come nell’ultimo anno lo spread si è mosso tra l’1% ed il 2% senza particolari movimenti direzionali; la stabilità dei titoli di stato italiani paragonati al Bund decennale come punto di riferimento per quanto riguarda la sicurezza e la stabilità, non ha tradito gli investitori fino a pochi mesi fa’, quando l’allargamento dello spread ha messo sull’attenti gli investitori.

Il rialzo, quello dal 2% al 4%, avuto in pochi mesi non ha solo preoccupato gli investitori, ma anche attirato l’attenzione del settore su di se’ proprio per la velocità con cui si è realizzato; analizzando il movimento da un punto di vista puramente tecnico (come è usuale fare a chi applica un’analisi a 360° sui grafici) ci si rende conto di come quello a cui abbiamo assistito è più simile ad una bolla speculativa piuttosto che ad una vera tendenza destinata a durare nel tempo. Se tendenza sarà, quella di allargare ulteriormente lo spread nel tempo, non lo si può certo sapere adesso con i mercati in preda al panico per una nuova recessione, pertanto quello che è stato si deve per forza valutare come una fase destinata a finire molto presto, fino a prova contraria.

Secondo parametri puramente statistici, nel prossimo mese si avranno risposte più certe sul futuro andamento dello spread e quindi anche sulla solidità dello Stato Italiano rispetto al resto dell’Europa e nel frattempo, chi ha a cuore i propri investimenti e vuole dormire la notte, resta “alla finestra” e lascia agli istituzionali la prima mossa girando il portafoglio su strumenti finanziari di altri Stati aspettando che le acque si calmino anche nel Bel Paese.

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