L’Italia è pronta a voltare pagina per ciò che riguarda i titoli di Stato: si chiude infatti quella sarà ricordata da domani come l’era dei CTZ, i certificati del Tesoro zero-coupon a 24 mesi. Il Ministero dell’Economia ha fatto sapere, infatti, che verranno collocati all’asta del prossimo 25 marzo i primi Btp Short Term, i quali sostituiranno i titoli precedenti.
Btp
Titoli di Stato italiani più rischiosi dei greci
Un sorpasso del quale si sarebbe fatto a meno: nella giornata del 7 settembre 2019 è stato registrato come i tassi dei titoli di Stato a 10 anni della Grecia siano scesi rispetto ai btp di pari durata. Cosa significa questo?
Btp, primo trimeste pieno per l’Italia
La correzione last minute della manovra da parte del Governo mette i Btp, per il primo trimestre di questo 2019, al primo posto tra le soluzioni obbligatorie da intraprendere saldi i suoi conti: scopriamo insieme cosa succederà.
Manovra: Lega riunita al Viminale per tracciare rotta
La Lega si riunisce al Viminale con il vicepremier Matteo Salvini e gli esperti in economia per tracciare quella dovrà essere nei prossimi giorni la via da seguire per dare vita ad una Legge di Bilancio degna di questo nome e che possa soddisfare le reali esigenze del paese.
L’Africa e le possibilità di investimento per il futuro
L’Africa potrebbe essere un luogo molto interessante per investire. Infatti, pur ancora non facendo parte del novero dei mercati emergenti, quest’ultimo anno ha dato dei segni di consolidamento di grande rilevanza.
In particolare Ghana ed Egitto si sono segnalate per per la domanda e il continente è salito molto nelle valutazioni degli analisti della J.P. Morgan.
La situazione
È vero che ci sono state molte turbolenze sui mercati emergenti, ma molti mercati sono ancora appetibili, e si segnalano come in netto miglioramento.
Se alcuni paesi, come Argentina e Medio Oriente sono ancora a rischio, altri, dell’Africa si segnalano come in netto vantaggio.
I rendimenti sono in aumento, e in media valgono tra il 7,1% al 5,9%, secondo i dati dell’anno scorso. Il Ghana e l’Egitto hanno aderito ai programmi del Fondo Monetario Internazionale. Certo, stanno procedendo a delle riforme strutturali per ottenere i finanziamenti, e sappiamo che in passato, molti di questi programmi, sono stati fallimentari.
Ma nel contempo, questi programmi stanno favorendo i rendimenti dei debiti sovrani, per gli investitori.
Il paese, da un punto di vista politico, è stabile e il PIL crescerà al 5,5% per il prossimo quinquennio.
L’Egitto sta seguendo la stessa linea, e per il momento sta consolidando i bilanci.
Fitch conferma rating italiano. Spread stabile
Lo spread italiano resta stabile dopo la conferma di Fitch sul rating del nostro paese. L’Agenzia di Rating conferma la tripla B per l’Italia, nonostante il momento di incertezza politica. Intanto Moody’s ha deciso di rinviare la sua valutazione, lasciando al momento il giudizio di Baa2 con outlook negativo. Per l’Agenzia, il momento di incertezza suggerisce un rinvio, a quando in Italia si riuscirà a formare un governo, o comunque a decidere per una legge elettorale che porti a nuove elezioni.
Anche Fitch d’altra parte aveva comunque evidenziato la precaria situazione politica a margine della conferma sul suo giudizio. Stesso discorso fatto nei commenti dagli analisti di Intesa Sanpaolo, che rimarcano come Fitch abbia messo in evidenza “le possibili conseguenze sono un allentamento di bilancio e un ulteriore indebolimento delle prospettive sul fronte delle riforme strutturali“.
Le conseguenze dell’empasse di governo
Se dovessero esserci gravi difficoltà nel trovare una soluzione politica per il governo, allora l’Italia potrebbe essere declassata.
In particolare sarebbero i ritardi su riforme fiscali ed economiche a portare ad un decadimento del rapporto debito pubblico/Pil. Questo potrebbe aumentare, e altri settori potrebbero essere coinvolti in questi ritardi. Il sistema bancario italiano continua ad essere sotto osservazione per la sua debolezza.
Intanto lo spread resta a 140 punti per i Btp decennali.
Lo spread italiano regge. Niente rally per gli investitori
Lo spread tra Btp e Bund tedeschi continua la sua fase di stabilità, seppur cresciuto di qualche punto. Le elezioni dunque non fanno paura, e gli investitori che pensavano ad un rialzo dei rendimenti sono per il momento delusi.
Oggi vengono trattati a 140 punti base, con rendimenti decennali al 2%. Vedremo i movimenti dei titoli, dopo l’asta odierna di Bot di oggi e quella Btp di domani. Ma saranno le elezion a dirci di più sul futuro dello spread. Siamo ormai quasi arrivati al 4 marzo, giorno in cui si capirà il futuro prossimo della politica italiana.
Cosa succederà questa settimana
Attenzione anche alle notizie provenienti dalla Germania, con il voto degli elettori SPD sul nuovo governo. Per gli analisti tedeschi, un voto favorevole potrebbe innescare instabilità nelle obbligazioni dell’Europa meridionale, a favore dei bund tedeschi. Questi saranno supportati da un governo stabile, mentre per l’Italia, l’incertezza potrebbe far schizzare in alto lo spread. Della stessa idea anche gli analisti di Unicredit, che vedono in domani una giornata in cui si potrà iniziare a vedere l’effetto elezioni sui titoli.
Gli investitori potrebbero apprezzare i segnali di rischio per la politica italiana, e cercare di trarre profitto sulle obbligazioni del Tesoro.
Lo spread, in caso di incertezza, potrebbe iniziare la marcia verso i 150 punti entro il voto del 4 marzo. Intanto, i partiti anti-euro, attenuando i toni, potrebbero favorire la stabilità dei titoli.
Mercato obbligazionario: la situazione
I mercati obbligazionari sono in flessione, con quelli azionari che volano e fanno profitti. Tutta “colpa o merito”, dipende dai punti di vista, delle banche centrali e della loro politica monetaria di bassi tassi. Ma questa politica, dopo anni, sta per finire, e ci saranno dei cambiamenti per i mercati, e alcuni sono già in atto.
I rendimenti dei bond governativi statunitensi sono ora ai livelli più alti da gennaio, tra il 2 e il 2,6%. Gli USA confermano la crescita, e si attende solo che l’inflazione riparta per cambiare politica monetaria. Intanto il mercato obbligazionario crede alla riforma fiscale di Trump, che dovrebbe far passare il Pil USA da 2,5% al 3%. Con questa inflazione, alcuni analisti auspicano un rallentamento dei QE mondiali, mentre il mercato si mostra favorevole ai Bond tedeschi e ai Treasury statunitensi, con questi ultimi che rendono di più a lungo termine. I Bond tedeschi, pur restando tra i preferiti, continuano a rilasciare pochi profitti, specialmente sui decennali, mentre i trentennali riescono a spuntare qualche tasso interessante.
Molti investitori si interessano ai mercati emergenti, che offrono buone garanzie dai rischi e rendimenti più elevati. È il caso del Brasile e dell’Indonesia, su cui sono stati investiti capitali in valuta locale. Valuta locale anche per i titoli messicani, anche se qui c’è il rischio del cambio, e si potrebbe investire anche in dollari.
Da investire anche sui bond spagnoli, che segnano una tendenza rialzista. Stop invece all’acquisto di titoli italiani, che stanno segnando una tendenza al ribasso che proseguirà anche nel futuro.
Investire in bond di paesi emergenti
In futuro si potrebbe delineare una situazione favorevole per gli investimenti in bond dei paesi emergenti, perché secondo l’head of emerging market debt di Nn Investment Partners, Marcelo Assalin, i rendimenti sono ai massimi storici e le possibilità di crescita delle rispettive economie sono alte, ma su ritmi costanti e moderati, quindi più stabili. Questo però contribuirà a abbassare gli spread, lasciando meno margine di guadagno. Ma d’altra parte, se si vuole rischiare molto, i bond non sono certamente i titoli ideali. Bisogna comunque valutare molti fattori, tra cui le monete nazionali, che secondo gli analisti, per i paesi emergenti, sono sottostimate del 15%, e che potrebbero risalire velocemente nei prossimi anni, garantendo un profitto ulteriore. Le inflazioni e i tassi di interesse piuttosto alti inoltre, potrebbero, grazie alle buone crescite finanziarie, spingere le diverse banche centrali interessate a tagliare il costo del denaro, aumentando i capital value dei bond. Occhio quindi ai bond di Turchia, Russia, Brasile e Sud Africa, che potrebbero regalare ottimi profitti nella loro combinazione di rendimento e cambio valutario.
Demografia, crescita economica, possibilità di spingere in alto i prezzi delle materie prime. I fattori che giocheranno sulla scacchiera saranno molti, ma gli analisti sono concordi nel reputare alcuni paesi molto convenienti, e invitano gli investitori a sostenere i loro debiti sovrani.
Vendite e rendimenti sui Titoli di Stato in aumento
La ripresa dei rendimenti sui Titoli di Stato è generalizzata, frutto delle inversioni di tendenza delle politiche monetarie delle varie banche centrali mondiali. Ecco che così i mercati tornano a guardare ai titoli governativi come forma di investimento, con i rendimenti che crescono sia al di qua, che al di là dell’oceano. Forti rialzi dei rendimenti si segnalano un po’ ovunque, in Spagna come in Germania, in Italia come negli Stati Uniti. Lo spread tra Btp e Bund sale 175 punti, mentre i dati Usa con 220mila posti di lavoro in più rispetto alle attese, spingono i bonds statunitensi.
I mercati azionari restano deboli, e sono ora quelli obbligazionari a tirare ed attrarre gli investitori verso un ritorno sui titoli. La graduale normalizzazione delle politiche monetarie, dopo l’emergenza QE, sta di nuovo portando i rendimenti in alto. Il costo del denaro sale un po’ ovunque, e sembra vicino un cambiamento verso una fase non di crisi. Il Bund decennale così passa la soglia psicologica dello 0,5% di rendimento dello 0,5%, segnando i record da due anni a questa parte, mentre le curve delle scadenze si accentuano. Forse è tornato il momento di investire sui titoli sovrani, anche se le Banche Centrali vorrebbero gettare acqua sul fuoco per non rovinare la ripresa con speculazioni nel settore.
Investire in BTp: piccola guida
I Btp italiani hanno avuto parecchie oscillazioni negli ultimi tempi, complice la grande incertezza economica dell’Europa, con le elezioni francesi che hanno tenuto col fato sospeso molti investitori e molti europeisti, che avevano puntato tutto su Macron affinché la moneta unica fosse salva. Lo spread è oscillato molto negli ultimi mesi, e oggi i titoli di stato non vengono più visti come un bene rifugio. I mercati sono cauti, un giorno in attesa delle decisioni fiscali di Trump, un antro giorno per le elezioni inglesi, che si sono complicate negli ultimi giorni con gli attentati terroristici.
I consigli sono quelli di trattare i titoli di stato italiani come altre obbligazioni volatili, e quindi di comportarsi di conseguenza, maturando nuovi punti di vista che non sono più quello di un piccolo guadagno sicuro. Il rendimento è sempre sceso negli ultimi 30 anni, portando molti risparmiatori a vendere le loro obbligazioni anzitempo, portando a molte perdite a chi credeva di sbarazzarsi di titoli in declino. Il consiglio oramai è quello di affidarsi a dei trader professionisti anche per le obbligazioni statali, che stanno diventando sempre più rischiose e devono essere monitorate costantemente, per prendere le decisioni giuste.
Btp a 6 anni, appena emesso rendimento positivo
Il Btp Italia a 6 anni emesso ieri si è assicurato un rendimento reale minimo garantito dello 0,45% ed un prezzo alla pari. Condizioni favorevoli a colui che li acquista ed a chi li emette, soprattutto all’interno di un’Europa dove questi titoli sembrano essere tutti caratterizzati da tassi negativi.
Btp, debito italiano il più venduto da investitori nel 2016
I Btp, i titoli di stato italiani, sono stati il debito più venduto dagli investitori nel corso del 2016: il dato è stato reso noto all’interno dell’ultimo report della Banca Centrale Europea che sottolinea come al momento, dal punto di vista degli investimenti, l’Italia sia sofferente.
Collocamento titoli: asta del 27 febbraio
L’asta del Ministero del Tesoro sui Btp ha visto il collocamento di 7 miliardi di euro per i bonds al 2022, al 2026 e al 2027, ma anche un rialzo dei tassi alla conclusione dell’asta, con segni di cedimento dei titoli italiani. La curva dei rendimenti è influenzata sia dalla politica della BCE. Che da quella della FED, che ora non agiscono più all’unisuono, ma la prima continua con il programma di QE, mentre la seconda ha ormai deciso il rialzo dei tassi in marzo. Poi c’è attesa per le presidenziali francesi, un po’ meno per le politiche tedesche, e grande incertezza per l’Italia, che non sa ancora se fare le elezioni a giugno o no.
La forte pressione si era manifestata già la scorsa settimana, con il collocamento dei CTZ. Per chi ha voglia di realizzare comunque, sembra che il nuovo andamento a lungo termone dei Btp, sia quello di un rialzo dei rendimenti. I Btp ad aprile 2022 ha visto il collocamento di 4 miliardi di euro al 1,11% di rendimento, mentre i Btp a giugno 2026 ha visto il rendimento a 2,05%. Infine, sono stati collocati 2 miliardi sui Btp al 2027, con un rendimento al 2,28%.
La domanda ha superato l’offerta, e gli analisti vedono l’influenza delle aspettative di inflazione.