Portafoglio per famiglia monoreddito a basso rischio

La costruzione di un portafoglio di asset finanziari può diventare un vero e proprio rompicapo con i mercati finanziari del XXI secolo. La volatilità è sempre più elevata e ogni giorno ci sono nuovi partecipanti che cercano fortuna attraverso il day-trading e lo scalping sui principali mercati mondiali, aumentando così l’iperattività quotidiana degli asset. Il buon padre di famiglia, invece, dovrebbe preoccuparsi di investire con un’ottica di medio-lungo periodo, tenendo conto delle esigenze del proprio nucleo familiare e delle disponibilità finanziarie correnti.

Prendiamo in esame la situazione di una famiglia monoreddito di mezza età che vede i propri figli cominciare a frequentare l’università. Come investire i propri risparmi? Innanzitutto, se il reddito annuo è modesto, bisogna preferire uno stile prudente e costruire un portfolio low risk. Nei periodi di maggiore turbolenza finanziaria, viene quasi del tutto evitata la categoria “azionaria”, soprattutto il comparto bancario e assicurativo che soffre molto le fasi di crisi finanziaria.

Nelle fasi di mercato caratterizzate da maggiore stabilità, l’azionario diventa un’asset class interessante anche se la quota nel portafoglio con stile conservativo non dovrebbe superare il 20-25%. Per far fronte ai continui sbalzi della volatilità è possibile ricorrere ai Pac, ovvero i piani di accumulo, delegando le scelte di investimento a un professionista o in generale sottoscrivendo quote di fondi comuni o Etf specializzati sulla specifica asset class. La componente obbligazionaria del portfolio avrebbe, invece, un ruolo predominante con il 50% del totale.

L’obbligazionario andrebbe scomposto tra titoli di stato (Btp a 5,10 e 30 anni) e corporate bond (i bancari offrono solitamente cedole molto generose, ma godono di un buon appeal anche i bond di società industriali). La restante quota del portafoglio andrebbe poi investita in prodotti di liquidità (intorno al 30% del totale). Si può optare in piccola parte sui Bot e i Buoni fruttiferi postali, ma soprattutto sui conti deposito vincolati che permettono di spuntare rendimenti netti annui anche superiori al 3,5%.

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