Investire sui mercati emergenti – aprile 2013

Negli ultimi anni l’investimento nei mercati emergenti ha potuto garantire qualche gradita sorpresa ai risparmiatori italiani. Una tendenza che potrebbe continuare anche nei prossimi anni, visto e considerato che – sostengono i principali analisti finanziari di mezzo mondo – i mercati emergenti conquisteranno maggiore importanza planetaria, soddisfacendo le attese di rendimento.

Ad occuparsi del perchè possa convenire è un nuovo investimento nei mercati emergenti è stato il quotidiano Milano Finanza, che ha stilato una top 5 delle ipotesi a supporto di tale scelta di impiego (vedi anche questo nostro recente approfondimento su dove investire nel 2013). Cerchiamo di riassumere:

  1. Maggiore peso negli indici mondiali: i mercati emergenti rappresentano l’80 per cento della popolazione, un terzo del pil globale e il 26 per cento della capitalizzazione nei listini internazionali. Tuttavia, pesano solo per il 13 per cento del benchmark di riferimento, rappresentato dal Msci Acwi.
  2. Crescita della loro importanza: il mercato azionario cinese varrà almeno 15 mila miliardi di dollari in 10 anni, toccando la dimensione attuale di quello statunitense. Quello azionario supererà il tedesco, quello russo pareggerà il Canada.
  3. Nuova crescita africana: all’interno dei mercati emergenti una delle principali locomotive sarà rappresentata dal continente africano, l’unica economia – spiegano gli economisti di Ubs – che si svilupperà ad un ritmo maggiore di quanto non abbia fatto nel corso del decennio precedente. Occhi puntati su Egitto, Marocco, Nigeria… e non solo.
  4. Presenza di “nuovi” emergenti: il bacino dei mercati emergenti dovrebbe essere presto alimentato da nuove economie a fortissimo tasso di crescita, che andranno ad affiancare / sostituire le precedenti. Si pensi a Argentina, Bangladesh, Kazakhstan, Nigeria, Pakistan, Romania, Venezuela, Vietnam.
  5. Brics ma non solo: le borse dei Brics peseranno per il 70 per cento della capitalizzazione dei mercati emergenti entro il 2022. Tuttavia la situazione potrebbe arricchirsi, visto e considerato che gli investitori spingeranno per metter mano su indici più diversificati, che siano meno influenzati dal trend assunto dalla quotazione delle commodity (qui, in proposito, come investire nelle commodities secondo Barclays).

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