Invesco, gli Etf sintetici saranno più trasparenti

Invesco ha individuato in un prodotto finanziario specifico la propria predilezione: si tratta dei cosiddetti Etf sintetici, strumenti che sono in grado più di altri di dare spazio a una struttura basata sul denaro cash. Gli Exchange Traded Fund a replica fisica, infatti, riproducono le performance di un determinato indice e provvedono ad acquisire i titoli del sottostante. Il varo di offerte di questo tipo ha un intento specifico, vale a dire quello di ottenere la maggiore trasparenza possibile, quindi di fornire informazioni sempre più aggiornate e dettagliate. La stessa Invesco punta a un numero non troppo elevato di fondi, così da privilegiare in maniera netta il lato più core dell’investimento. Un approccio che viene seguito, inoltre, è quello dello swap based, in particolare quando la liquidità dei titoli è molto ampia.

Si può fare qualche esempio in questo caso? Gli Etf PowerShares Ftse Rafi Emerging Markets e i PowerShares Middle East North Africa Nasdaq Omx sono tra i più rappresentativi in tal senso e con una conformazione ben precisa: la controparte dello swap viene conosciuta sin dall’inizio, visto che si tratta di Morgan Stanley, ma a fronte di questa certezza vi sono anche delle pecche, tra cui la mancata indicazione dei costi del contratto derivato, sempre e comunque inclusi nell’indicatore sintetico dei costi totali (il cosiddetto e famoso Ter). Gli swap di Invesco non sono mai superiori al 3%, mentre la normativa Ucits fissa nel 10% il tetto massimo quando si ha a che fare con i fondi armonizzati.

Il valore in questione è un po’ troppo ristretto, quindi si è voluto sopperire al deficit di trasparenza. Un altro elemento da migliorare, poi, è la realizzazione dell’attività di prestito titoli, finora gestita da Bny Mellon e in grado di coprire le esigenze di soltanto il 12% degli assets complessivi, un collaterale in garanzia che merita di certo maggiori informazioni.

Lascia un commento