Ci sono delle novità positive per tutti gli azionisti di Snam Rete Gas: la società del gruppo Eni, più precisamente il suo consiglio di amministrazione, ha infatti deciso di dare il via libera alla distribuzione di un nuovo acconto dividendo, per un importo che è fissato a dieci centesimi di euro per ogni singolo titolo. Si tratta di un rialzo importante, visto che solamente lo scorso anno il medesimo acconto era risultato più basso, vale a dire nove centesimi di euro. Il versamento in questione, comunque, diventerà concreto il prossimo 27 ottobre, mentre tre giorni prima verrà fornito l’ok definitivo allo stacco della relativa cedola. L’incremento è la conseguenza principale dei risultati che sono stati conseguiti nei primi sei mesi di quest’anno dalla Società Nazionale Metanodotti; in effetti, volendo essere ancora più precisi, c’è da dire che il periodo compreso tra gli scorsi mesi di gennaio e giugno è stato caratterizzato da un utile operativo molto vicino al miliardo di euro (986 milioni per la precisione), con un rialzo pari a sei punti percentuali rispetto a quanto rilevato nello stesso periodo del 2010.
Investimenti News
Fotovoltaico: la soluzione offerta da Energy Protection
Le fonti rinnovabili e le energie “verdi” sono la frontiera economica e finanziaria del nostro futuro, dunque è opportuno tenerle sempre in alta considerazione quando si parla di investimenti: è possibile proteggersi in questo caso con una polizza assicurativa adeguata al settore? Una soluzione può essere quella della Polizza Energy Protection messa a disposizione da Unicredit Banca. Di cosa si tratta esattamente? La garanzia che viene offerta, non certo trascurabile, è quella di tutelare l’impianto fotovoltaico con l’indennizzo degli eventuali danni che potrebbero verificarsi. Sono ormai moltissimi gli imprenditori che si impegnano a sottoscrivere un finanziamento per acquisire un impianto di questo tipo ed è proprio a questi soggetti che la banca in questione si rivolge.
Unicredit: i vantaggi della Polizza Agricoltura
Il Gruppo Unicredit, tra i più importanti istituti di credito europei e internazionali, offre una gamma di pacchetti assicurativi piuttosto variegata: l’intento principale è quello di venire incontro alle esigenze di ogni tipologia di impresa, oltre ad offrire una protezione specifica per quel che concerne i vari business. Uno degli esempi più interessanti è rappresentato senza dubbio dalla cosiddetta “Polizza Agricoltura”, la quale rientra a pieno titolo nel segmento relativo alla protezione settoriale. A chi è rivolto nello specifico questo strumento? Come si intuisce facilmente dalla denominazione, i soggetti coinvolti in tal senso sono gli imprenditori agricoli, ma anche i coltivatori diretti, le società cooperative agricole e tutti quegli enti che appartengono al settore primario e che avanzano una richiesta di mutuo o di finanziamento.
Barclays offre un nuovo conto corrente a canone gratuito
Canone gratuito e nessun vincolo sulle giacenze: le due caratteristiche principali del Nuovo Conto Corrente Barclays 3% Plus non passano certo inosservate e potrebbero consentire a questo strumento di divenire uno dei più interessanti della gamma attualmente disponibile sul mercato. La denominazione che abbiamo appena citato, poi, fa intendere un altro elemento di rilievo, vale a dire il rendimento lordo che è stato fissato al 3% fino a tutto il 2012, con una possibilità di ampliarlo temporalmente per altri due anni. L’obiettivo dell’istituto di credito britannico è quello di ripetere il successo del medesimo conto 3% Plus (è questo il motivo per cui compare l’aggettivo “Nuovo”), con una nuova serie di vantaggi che mira a conquistare una platea ancora più ampia dello strumento precedente.
I rischi finanziari dell’Italia
Era il 18 febbraio del 2010, quindi non molto tempo fa, quando il premio Nobel per l’economia Robert Mundell azzardò un’ipotesi che, alla luce di quanto sta avvenendo in questi giorni, fa venire i sudori freddi: il declassamento di Standard & Poor’s al debito italiano fa tornare alla mente quella affermazione di un anno e mezzo fa, quando il nostro paese venne giudicato come la più seria minaccia per l’intera eurozona, anche perché, si diceva, il suo salvataggio finanziario sarebbe stato alquanto complicato. La preoccupazione, dunque, esisteva già da tempo, il default non è poi così remoto come sembra e i nostri titoli di Stato non sono al sicuro. Come devono comportarsi gli investitori di fronte a tutto questo?
Bank of America, disastroso il secondo trimestre 2011
Un secondo trimestre letteralmente da dimenticare: non ci sono altre definizioni per descrivere il periodo compreso tra marzo e giugno scorsi per quel che concerne la celebre banca statunitense Bank of America: in effetti, l’arco temporale in questione è stato caratterizzato da perdite e cali piuttosto pesanti per l’istituto newyorkese, con un totale negativo molto vicino ai nove miliardi di dollari (per la precisione sono stati 8,8). Che cosa è successo di così catastrofico per provocare una stima talmente imbarazzante? In fondo stiamo parlando di un gruppo piuttosto affermato e dalle dimensioni notevoli, visto che si possono contare ben seimila agenzie: il principale onere da registrare nel bilancio è stato però pari a venti miliardi di dollari, una somma che si riferisce all’intesa che è stata stipulata dalla stessa Bank of America per dar vita al risarcimento destinato agli ex clienti, i quali avevano sottoscritto dei titoli obbligazionari tossici garantiti proprio dalla compagnia americana.
Kangaroo Bond ai minimi dopo oltre sedici mesi
Le vendite obbligazionarie realizzate da investitori esteri in Australia stanno per raggiungere il loro livello più basso dopo oltre un anno: si tratta della principale conseguenza delle turbolenze che si avvertono attualmente sui mercati finanziari, ragione per la quale si è praticamente tornati alla situazione del 2009. In particolare, c’è da dire che Kreditanstalt, la banca tedesca attiva soprattutto nelle attività di sviluppo, e la Landwirtschaftliche Rentenbank rappresentano gli unici due istituti che si sono resti protagonisti di queste emissioni nel corso dell’attuale mese, lanciando un’offerta pari a 550 milioni di dollari australiani. La cifra in questione è davvero molto bassa, in particolare se messa a confronto con quanto rilevato in media nei primi otto mesi di questo 2011 (circa 3,5 miliardi di dollari australiani). Si evita quindi di mettere in vendita il relativo debito, anche perché la speculazione sul possibile default della Grecia fa davvero paura e la volatilità non dà segni di cedimento.
Dim Sum Bond: la quotazione di Yum! Brands
Yum! Brands, colosso alimentare americano meglio noto con il semplice appellativo di Yum!, non poteva che fare affidamento a una nomenclatura culinaria per la propria offerta obbligazionaria: in effetti, la compagnia di Louisville sta pianificando nel dettaglio la quotazione di bond a tre anni denominati in yuan, i cosiddetti Dim Sum Bond (dal nome appunto della pietanza asiatica) quotati presso la Borsa di Hong Kong. Per il momento, l’indiscrezione si è limitata a fornire soltanto alcune caratteristiche del prodotto in questione. In particolare, l’ammontare complessivo della sottoscrizione dovrebbe essere pari a 350 milioni di yuan cinesi (circa settanta milioni di euro), con un rendimento economico compreso tra il 2,25 e il 2,50%.
Franklin Templeton, secondo trimestre da incorniciare
Se lo stemma della Franklin Templeton potesse animarsi, l’espressione più adeguata di Benjamin Franklin (presente appunto in questo logo) sarebbe abbellita da un grande sorriso: il secondo trimestre di quest’anno della compagnia finanziaria newyorkese è stato caratterizzato da un ottimo dato in relazione al patrimonio gestito e un rafforzamento deciso della raccolta netta. Il periodo temporale compreso tra gli scorsi mesi di marzo e giugno è stato dunque foriero di importanti traguardi. In particolare, i flussi netti positivi sono ammontati a 2,87 miliardi di euro, un dato di non poco conto, soprattutto se si tiene conto che si tratta della maggiore raccolta in assoluto per quel che concerne il nostro paese.
Intel: primo bond non convertibile dopo ventiquattro anni
Intel Corporation, leader mondiale per quel che concerne i software informatici, non percorreva da tempo la strada dei titoli obbligazionari “puri”: per la precisione, l’ultima volta che la compagnia americana si era avventurata in una simile offerta si era verificata nel 1987. A ben ventiquattro anni di distanza, però, la musica cambia e ne è una chiara conferma la cessione di ben cinque miliardi di dollari in bond non convertibili. Come si spiega una simile decisione dopo così tanto tempo? L’intento del programma finanziario è quello di finanziare i riacquisti di azioni, con il colosso di Santa Clara che deve far fronte a un debito che va sempre tenuto sotto controllo, specialmente in un periodo economico molto delicato come quello attuale.
Pronti Contro Termine: InMediolanum Plus PCT
Investimenti semplici ed a basso profilo di rischio, con rendimenti garantiti. Questi sono i Pronti Contro Termine per definizione, con l’unico vincolo della liquidità nell’arco temporale scelto. Anche Banca Mediolanum propone la sua personale offerta di PCT adeguandosi agli standard di sicurezza che vengono richiesti dai clienti nei momenti di incertezza sul mercato come quello che stiamo attraversando.
L’investimento minimo di 15.000 euro è l’unica vera differenza importante rispetto alle altre offerte di pronti contro termine, ed effettivamente è un “muro” che terrà alla larga molti investitori da InMediolanum Plus PCT visto che non è una soglia bassissima se confrontata con le offerte dei concorrenti.
Dal lato suo, la proposta vanta scadenze a 3, 6 e 12 mesi che offrono rispettivamente rendimenti a 2.01% annuo netto, 2.41% annuo netto (tramite 2 operazioni trimestrali rinnovabili con tassi netti trimestrali su base annua pari a 1.90% e 2.90%) e per finire 2.77% annuo netto con 4 operazioni sui trimestrali rinnovabili con tassi netti su base annua a 1.80% e 3.75%.
Facebook rinvia la propria quotazione a Wall Street
Non più la prossima primavera, ma gli ultimi mesi del 2012: il celebre social network Facebook si è vista costretta a ritardare la propria Initial Public Offering (Ipo) a Wall Street, un’operazione finanziaria che era attesa con grande interesse e ansia da molti investitori sparsi in tutto il modo. Cosa ha provocato questo rinvio di ben sei mesi? Le principali motivazioni sono ascrivibili proprio a Mark Zuckerberg, fondatore della community, il quale non ha poi così fretta di dar vita a questa operazione così costosa e dovrebbe puntare sui mesi di novembre o addirittura dicembre per completare il tutto. Tra l’altro, il gruppo non ha alcuna intenzione di rischiare, quindi si prenderà altro tempo per sviluppare in maniera più efficiente la piattaforma.
Morgan Stanley: nuovo bond per proteggersi dall’inflazione
Mercato Telematico delle Obbligazioni ed Euro Tlx: sono questi i due mercati finanziari in cui, da cinque giorni a questa parte, è possibile negoziare il nuovo titolo obbligazionario lanciato da Morgan Stanley. L’istituto di credito americano ha infatti deciso di mettere a disposizione degli investitori interessati un bond agganciato al tasso di inflazione, così come si evince facilmente dalla stessa denominazione del prodotto, vale a dire “Morgan Stanley Inflazione Turbo”. Quali sono le caratteristiche peculiari dello strumento in questione? Di questi tempi, l’andamento dei prezzi al consumo è piuttosto preoccupante, quindi la banca newyorkese ha deciso di offrire una adeguata protezione in tal senso, la quale potrà essere ottenuta attraverso delle cedole indicizzate all’inflazione dell’eurozona. La durata complessiva del prodotto è di cinque anni, quindi bisogna guardare con la massima attenzione al 2016 come termine naturale.
Raiffeisen lancia un innovativo fondo obbligazionario globale
Innovazione è senza dubbio la parola d’ordine preferita per i fondi comuni che vengono lanciati in questo periodo. Ne è un chiaro esempio il prodotto finanziario messo a punto da Raiffeisen International Fund Advisory GmbH, la quale fa parte dell’omonima compagnia austriaca attiva nella gestione degli assets. Nello specifico, si sta parlando di un fondo obbligazionario che verrà collocato nel nostro paese dopo aver ricevuto la necessaria autorizzazione. Raiffeisen Obbligazionario Fondamentale Globale, questa la denominazione precisa dello strumento in questione, prevede una focalizzazione mirata sui titoli di Stato di tutto il mondo ed espressi nella moneta di quei paesi che vantano le migliori condizioni di questo momento storico.