Boom di quotazioni per gli Uridashi Bond

Gli Uridashi Bond stanno godendo di una popolarità senza precedenti: si tratta di quei titoli obbligazionari che vengono venduti come debito nel mercato europeo e in principale misura agli investitori individuali di nazionalità giapponese. Da qualche tempo a questa parte, infatti, si registrano quotazioni con cadenza settimanale e da parte di compagnie piuttosto importanti e solide dal punto di vista finanziario. L’ultima in ordine temporale è stata una banca, la tedesca Deutsche Bank, la quale ha puntato su un importo complessivo di trentotto miliardi di rupie indonesiane, con una cedola di 5,5 punti percentuali.

INVESIMENTI E VALUTE: VOLATILITA’ AI MINIMI DAL 2008

La durata del bond in questione, inoltre, è di sette anni, quindi la scadenza effettiva avverrà il 1° marzo del 2019. Lo stesso discorso vale anche per Bank of America Corporation. In quest’ultimo caso, l’emissione della settimana scorsa ha beneficiato di una cedola più alta (il 7% per la precisione) e di un ammontare totale di quasi 622 milioni di rand sudafricani. Un ulteriore esempio di un certo interesse è quello relativo a Toyota Motor. La compagnia automobilistica nipponica ha venduto Uridashi Bond per 445 milioni di dollari australiani, mentre la cedola prescelta è stata fissata in 4,41 punti percentuali (la durata complessiva sarà di quattro anni nello specifico).

MERCATI EMERGENTI: IL FASCINO DEI BOND GOVERNATIVI AL 6,5%

Gli strumenti denominati col termine “uridashi” sono solitamente lanciati sul mercato con valute ben precise, nello specifico quelle che garantiscono un rendimento più alto, quali il dollaro australiano già menzionato e quello neozelandese, ma anche di paesi asiatici emergenti; l’intento è quello di consentire all’investitore di guadagnare parecchio dal cambio, visto che storicamente in Giappone vengono adottati dei bassi tassi di interesse. Una volta che viene mantenuta questa differenza tra la moneta estera e quella locale, l’investitore può ricevere pagamenti maggiori di quanto non sarebbe consentito con i titoli denominati in yen, prestando comunque attenzione al rischio del tasso di cambio.

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