Dove investire nel 2013 secondo Carmignac Géstion

Le scelte dei gestori internazionali hanno subito una forte influenza dalle misure decise della Bce per contrastare gli attacchi speculativi contro i paesi europei più deboli. Il piano di acquisto illimitato di titoli sovrani a breve termine ha consentito una riduzione immediata dal risk premium richiesto dagli investitori per scommettere su paesi deboli come la Spagna o l’Italia. Da questi presupposti sono avvenute importanti riallocazioni di portfolio da parte dei grandi investitori istituzionali. Carmignac Géstion ha preso posizione long sull’equity europeo a partire da agosto, alla luce di queste misure ultra-espansiva adottate dalla Bce.

In calo i futures sui semi di soia

I futures sui semi di soia sono calati ieri per la quarta sessione consecutiva a Chicago: gli strumenti finanziari in questione hanno infatti registrato la peggior performance dallo scorso mese di giugno, dopo che il governo americano ha ritoccato al rialzo le stime relative alle scorte globali. In effetti, queste ultime sono destinate a raggiungere i sessanta milioni di tonnellate prima del raccolto del 2013 per quel che concerne l’Emisfero Settentrionale; nel dettaglio, si tratta di una previsione superiore di 4,3 punti percentuali rispetto a quella di ottobre, di poco al di sopra anche rispetto a quella degli analisti finanziari (57,5 milioni di tonnellate).

Intesa Kairos – Julius Baer

Kairos e Julius Baer hanno raggiunto un accordo grazie al quale prenderà vita un nuovo polo del wealth management, con a capo l’amministratore delegato Paolo Basilico. La società di risparmio gestito e la banca privata hanno così formalizzato l’accordo che condurrà Julius Baer ad acquisire il 19,9 per cento di Kairos Investment Management e, simultaneamente, Kairos ad acquisire il 100 per cento di Julius Baer sim, integrandone le attività.  Vediamo allora cosa potrebbe cambiare nel panorama internazionale del wealth management.

Investire in bond legati all’inflazione nel 2013 secondo Banca Generali

La riconferma di Barack Obama a presidente degli Stati Uniti è un segnale di mantenimento dello status quo. La politica fiscale sarà più restrittiva rispetto a quella proposta dal repubblicano Mitt Romney, mentre la politica monetaria sempre molto accomodante con tassi a zero per molto tempo ancora e quantitative easing illimitato fino a quando non avverrà una ripresa confortante nel mercato del lavoro. Il pericolo fiscal cliff (“precipizio fiscale”) è il rischio maggiore per l’economia americana nei prossimi mesi. Tuttavia, sembra improbabile la soluzione più drastica mentre appare plausibile quella di una proroga di una parte degli sgravi fiscali in scadenza.

Oro può salire sopra 1.800$ con riconferma Obama

La rielezione di Barack Obama a presidente degli Stati Uniti d’America ha avuto un effetto molto positivo sulla quotazione dell’oro, che è tornato a salire con decisione dopo aver sperimentato un trend discendente di un mese da inizio ottobre a inizio novembre. La scorsa settimana l’oro ha chiuso con un rialzo superiore al 3% su base weekly, tornando sopra 1.730 dollari l’oncia dopo aver toccato il minimo più basso degli ultimi due mesi in area 1.672 dollari l’oncia. Il massimo di inizio ottobre scorso di 1.796 dollari è ancora distante, ma ora le prospettive sono tornate nettamente positive.

L’oro si è apprezzato molto nonostante la forza mostrata dal dollaro americano nelle ultime sedute. Infatti, il metallo giallo è storicamente legato da una correlazione inversa con il biglietto verde ma negli ultimi giorni si è assistito a un meccanismo di decorrelazione. Secondo Michiyoshi Kato, presidente di Mizuho Corporate Bank, “con Obama la politica monetaria resterà espansiva anche nei prossimi anni, favorendo uno scenario economico inflattivo e ribassista per la divisa americana che si rifletterà in un allungo dei corsi per il lingotto”.

Secondo le rilevazioni Bloomberg, il target medio sull’oro delle banche d’affari e dei broker internazionali stimato per il 2013 è aumentato a 1.840 dollari l’oncia. Ciò vuol dire che l’oro ha al momento un potenziale upside del 6% rispetto ai valori correnti che si aggirano intorno a 1.736 dollari l’oncia. Tuttavia, alcune banche d’affari si sono anche spinte oltre affermando di aspettarsi quotazioni tra 1.900 dollari e 2.000 dollari l’oncia entro metà 2013. Indicazioni rialziste arrivano anche dagli Etp, che detengono oro fisico in grado di coprire circa un anno di produzione mineraria.

Intanto, dalla Cina arrivano importanti indicazioni sul fronte della domanda. L’import cinese di oro da Hong Kong è cresciuto del 30% rispetto al mese precedente e del 23% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sfiorando quota 70 tonnellate. L’oro sta diventando sempre più un asset strategico nelle scelte di asset allocation di Pechino, che sta diminuendo il peso in dollari americani. Secondo le stime di Gfms, società di consulenza leader del settore, la domanda cinese supererà quella indiana nel 2012 diventando la prima a livello gobale.

Investire in Generali novembre 2012

La gestione Mario Greco, per Generali, sembra stia dando i primi frutti significativi. Dopo la pubblicazione dell’ultima trimestrale, infatti, la compagnia assicurativa triestina ha potuto osservare con enorme soddisfazione all’andamento dei primi nove mesi dell’anno, periodo nel quale Generali ha potuto portare in crescita tutte le principali voci di bilancio, candidandosi per una positiva fine di anno, e per un inizio 2013 all’insegna del prolungamento di tale tendenza.

Investimento in bond di paesi emergenti sconsigliato da M&G

Quasi sempre i money manager delle principali case di investimento internazionali hanno opinioni molto simili sugli asset di investimento più promettenti e quelli invece da evitare in un’ottica di bilanciamaneto delle scelte di portfolio. Tuttavia, c’è chi va in controtendenza come ad esempio alla M&G. In particolare, se l’investimento in bond di paesi emergenti piace alla maggior parte dei gestori internazionali, il fondo M&G global macro bond va nella direzione diametralmente opposta. Il fondo è gestito da Jim Leaviss, che ha ottenuto anche il riconoscimento delle cinque stelle Mornigstar.

L’Oman e il sukuk del 2013

La Tilal Development Company, società di reale estate che ha sede nello stato asiatico dell’Oman, si è rivolta direttamente alla Capital Market Authority del sultanato in questione: il motivo è presto detto e ha natura finanziaria, visto che si tratta di accumulare il denaro e i finanziamenti necessari per quel che riguarda la prima emissione di un sukuk, il tipico bond islamico, da parte della nazione. A dire la verità, non si sta proprio parlando di una novità assoluta, dato che già all’inizio del 2011 si era parlato dell’Oman e del piano quinquennale di investimenti da 30 miliardi. Stavolta si focalizza l’attenzione su un settore ancora più preciso e dettaglio.

Commerzbank propone dei covered warrant esotici

Due giorni fa Borsa Italiana, più precisamente il suo comparto Sedex, ha beneficiato dell’inizio della negoziazione dei covered warrant strutturati/esotici firmati Commerzbank: nello specifico, si tratta di strumenti che faranno riferimento alla liquidazione monetaria e alla modalità di esercizio europea. Volendo essere ancora più dettagliati e precisi, poi, c’è da dire che questi warrant (il codice Isin da ricordare è DE000CZ36T95) avranno come sottostante l’indice Eurostoxx 50, con la data di scadenza fissata al 30 settembre del 2013 e uno strike fissato a 2.478,84 punti.

Rating FonSai

I media lo hanno definito “effetto Unipol” e, effettivamente, la promozione del rating FondiariaSai da parte di Standard & Poor’s è strttamente riconducibile a quanto la compagnia assicurativa ha realizzato nel corso degli ultimi mesi. E così FonSai si è vista elevare il giudizio di merito di due gradini, da B+ a BB, con una valutazione positiva che ha coinvolto anche le controllate. È inoltre stato confermato il creditwatch positive, ad anticipare eventuali e possibili nuovi ritocchi al rialzo nei prossimi mesi.

Investire nelle banche francesi

L’investimento nelle banche francesi, che per lungo tempo ha rappresentato un approdo relativamente sicuro dei propri impieghi, ha variato significativamente la propria sostanza alla luce delle ingenti perdite che gli istituti di credito transalpini stanno raccogliendo in seguito alle svalutazioni sugli asset greci. È il caso di Credit Agricole, tra i maggiori big francesi del comparto, che ha dovuto chiudere il terzo trimestre con una perdita di 2,85 miliardi di euro, superiore alle attese, a causa dei costi di uscita dalla Grecia e di una serie di altre svalutazioni.

Rialzo deciso per i futures sull’oro

Poco prima che iniziasse l’ultima settimana di ottobre, oro e argento erano ai minimi da inizio settembre 2012: la situazione da allora è profondamente mutata, tanto è vero che proprio nel corso della giornata odierna i contratti futures legati al “biondo metallo” hanno fatto registrare un aumento importante. Si è trattato, infatti, del maggior rialzo settimanale da dieci mesi a questa parte, visto che è forte la convinzione che il secondo mandato di Barack Obama come presidente americano favorirà gli stimoli monetari e, di conseguenza, la domanda della preziosa commodity. Neanche le previsioni settimanali per i futures aurei relative agli ultimi giorni dello scorso mese erano state ugualmente incoraggianti.

Obbligazioni decennali per le Filippine

A ottobre le Filippine hanno proposto una obbligazione a venticinque anni: a distanza di un mese esatto, il governo torna a far parlare di sé dal punto di vista obbligazionario con una emissione da 750 milioni di dollari e una cessione di titoli a dieci anni e denominati in pesos locali. L’obiettivo della nazione asiatica è sostanzialmente quello di ridurre le spese relative agli interessi, senza dimenticare il debito in dollari americani da ridimensionare a tutti i costi. Il rendimento scelto in questo caso è molto vicino ai quattro punti percentuali, come emerso dall’annuncio ufficiale. I ricavi complessivi dell’offerta in questione, inoltre, saranno sfruttati per rimborsare le obbligazioni globali messe a disposizione in euro e in dollari.

Bond Fiat a 4 anni in franchi svizzeri cedola 5,25%

Fiat ha lanciato un nuovo bond denominato in una moneta diversa dall’euro. La casa automobilistica torinese ha emesso un bond da 400 milioni di franchi svizzeri (al cambio attuale poco più di 331 milioni di euro) con scadenza 23 novembre 2016 e cedola annua lorda del 5,25%. Non è la prima volta che una società italiana di rande caratura internazionale decide di lanciare un bond denominato nella valuta elvetica. Infatti, in precedenza anche Enel aveva fatto questa scelta, ma è sempre Fiat la maggiore protagonista con altre due emissioni prima di quella di ieri.