New Financial Technology, cosa è successo?

Quello della New Financial Technology è uno schema ponzi in ambito crypto? Non è dato saperlo per ora. Quel che è certo è che al momento, tutti coloro che hanno investito in questo progetto si stanno ritrovando con un pugno di mosche in mano.

New Financial Technology, il progetto

Coloro che avevano partecipato al progetto crypto della New Financial Technology hanno versato dei soldi convinti di investire in Bitcoin in qualcosa regolato da algoritmi sofisticati. Con molta probabilità, come riportano molte fonti stampa, molti investitori si ritroveranno a secco, con scarse probabilità di recuperare i propri soldi.

Come spiegato sulle pagine del quotidiano Repubblica, sarebbero oltre seimila i risparmiatori rimaste vittime di questa società con sede a Londra che prometteva rendimenti del 10% mensili a fronte di un investimento da almeno 10 mila euro.  A garantire tale “successo” ci avrebbe pensato un apposito algoritmo utilizzando la tecnica dell’arbitraggio. Cosa è successo? A quanto pare la società ha smesso di distribuire dividendi citando problematiche interne e ammanchi.

Vero o falso che sia, ricostruendo come è avvenuto l’investimento, sembra che i contratti firmati non fossero nemmeno accompagnati da prospetti informativi. Parliamo di un documento obbligatorio per gli investimenti finanziari, fattore questo che avrebbe dovuto mettere in allerta i risparmiatori. Il responsabile amministrativo della società, sempre su Repubblica, ha sottolineato che delle indagini sono in corso sul comportamento dei fondatori.

Attenzione alle garanzie sugli investimenti

Non è un caso che la Consob e le istituzioni mettano in guardia da tempo i risparmiatori sulle criptovalute e più generalmente sull’affidarsi a società che abbiano tutte le carte in regola a prescindere dal campo d’investimento. Le truffe infatti possono trovarsi dietro l’angolo e gli investitori perdere tutto senza reali possibilità di recuperare.

In realtà per quel che riguarda New Financial Technology le criptovalute alla fine non sono le principali colpevoli. Come spiega Massimiliano Dona, presidente di Unione nazionale consumatori, il bitcoin ha rappresentato solo uno “specchietto per le allodole” dato il “grande entusiasmo” che accompagna il mondo crypto in generale. La natura stessa di questo prodotto finanziario dovrebbe essere ben compresa dall’investitore, che già solo a causa della volatilità rischia di perdere tutto. In questo caso specifico a dover insospettire il risparmiatore doveva essere la formula dell’investimento, impensabile.

Quello del 10% è un rendimento medio alto che non è impossibile, ma che deve essere accompagnato da reali garanzie e soprattutto da un prospetto informativo. Ora l’unico modo di sperare di recuperare qualcosa giace nel potenziale processo penale e nella costituzione dei risparmiatori come parte civile.

 

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