Il manifatturiero Usa fa rallentare i futures sul rame

Il rame ha fatto registrare il primo ribasso degli ultimi quattro giorni, dopo aver sfiorato, però, il livello più alto in assoluto delle ultime sei settimane: in particolare, la performance in questione è stata favorita dall’inattesa discesa del settore manifatturiero americano, un evento che ha provocato il declino anche di altri metalli, quali l’alluminio, lo zinco e il piombo. Due settimane fa, al contrario, i futures sul rame riuscirono a salire grazie a Cina e fiscal cliff. Stavolta, il contratto che è collegato alle spedizioni a tre mesi ha messo a segno una perdita di 0,5 punti percentuali, con la quotazione complessiva che si è attestata a 7,963 dollari la tonnellata presso il London Metal Exchange.

A Tokyo, inoltre, si sono sfiorati gli otto dollari la tonnellata. Giusto ieri il rame era riuscito a raggiungere e superare gli otto dollari, vale a dire il livello più alto in assoluto dal 19 ottobre scorso. D’altronde, non bisogna stupirsi più di tanto per tale andamento: in effetti, lo scenario ribassista per i futures sul rame a fine 2012 è una realtà con cui si deve fare i conti dall’inizio dello scorso mese di novembre. Il confronto sul fiscal cliff (il cosiddetto “precipizio fiscale”) è ancora molto serrato negli Stati Uniti, una situazione che sta influenzando moltissimi investimenti finanziari e contrattazioni.

Il piano di riduzione del deficit fa affidamento su un importo complessivo di 2,2 trilioni di dollari, con il settore medico e quello sociale coinvolti in primo piano. L’indice dell’Institute for Supply Management è stato protagonista di un ribasso fino a 49,5 punti, un valore che non era così basso addirittura dall’estate del 2009 (a ottobre era pari a 51,7 punti per la precisione). Un miglioramento dei prezzi sembra improbabile, almeno fino alla fine dell’anno, tanto più che i futures hanno perso lo 0,5% persino presso lo Shanghai Futures Exchange (57.28 yuan la tonnellata).

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