Italia: rischio massimo, Bot come nel 2008

Il rischio di default degli stati UE è sotto la lente di ingrandimento dell’Europa e dell’America. Le agenzie di rating non aspettano altro che occasioni per puntare il dito su qualcuno al di fuori degli USA, e sembra che il candidato migliore sia proprio il Belpaese.

Dopo la Grecia, su cui la Germania aggiusta il tiro dichiarando “Siamo sicuri che stanno facendo il possibile” i prossimi sembra dobbiamo proprio essere noi; i Cds arrivano al record storico e lo spread btp-bund torna all’attacco del massimo precedente prossimo a quota 400 e l’ultima speranza degli addetti ai lavori è che si tratti di un doppio massimo prima della fine della “bolla”.

Poco incoraggianti anche i Bot a 12 mesi; questa mattina è stata fatta l’asta per 7.5 miliardi di titoli che sono stati assegnati con un rendimento del 4.153% che rispetto al precedente (2.959%) ha subito un rialzo spaventoso. Forte rialzo anche per il rendimento dei Bot trimestrali che completa il quadro disastroso dei titoli di Stato italiani.

L’anniversario dell’11 Settembre e la teoria del complotto

Sembra che se ad una persona qualsiasi venga chiesto cosa facesse quel giorno, questa non abbia problemi a ricordare perfettamente dove era e cosa stava facendo nel momento in cui ha appreso la notizia. Questo giusto per ribadire ancora una volta l’impatto incredibile avuto dall’attacco terroristico alle Torri Gemelle quel giorno, sia in USA che nel resto del mondo.

Senza soffermarci sull’aspetto sociale discusso a dovere in altre sedi, la riflessione di oggi vuole concentrarsi sulla possibilità (mai abbandonata) che si sia trattato di un evento programmato e qualcuno sapesse effettivamente che stava per succedere qualcosa di grosso.

E senza soffermarci anche su chi e come facessero a saperlo e senza indagare sulle falle inspiegabili nella sicurezza USA oltre che la possibilità avanzata da alcuni sulla demolizione controllata, quello che andremo ad analizzare velocemente è l’aspetto finanziario precedente il giorno della tragedia.

Preso atto che eravamo inseriti in quel periodo in un trend discendente e quindi i ribassisti in generale erano più attivi sul mercato su tutti i fronti, riesce comunque a stupire come pochi giorni prima dell’11 Settembre le opzioni put in generale hanno avuto un aumento di scambi impressionante, tanto da diventare almeno 200 volte superiore al periodo precedente su certe compagnie aeree. 

Société Générale lancia 169 covered warrant put e call

Un numero davvero impressionante di covered warrant ha già cominciato a inondare la nostra borsa valori: il riferimento non può che andare alla banca francese Société Générale, la quale ha emesso ben 169 titoli che fanno parte di questa specifica categoria. Il comparto di negoziazione è il Sedex, nella tipologia dei prodotti cosiddetti “plain vanilla”. Inoltre, il tipo di liquidazione sarà monetario, mentre per quel che concerne le modalità di esercizio, esse saranno americane. Come è suddivisa di preciso questa quotazione? Nel dettaglio, settantaquattro strumenti finanziari del totale appena citato sono collegate all’indice Ftse Mib ed equamente alternate tra opzioni put e call; inoltre, occorre precisare che le scadenze in questione sono molto variegate, dato che sono fissate date per quel che riguarda il 2012, il 2013, il 2014, il 2015, il 2016 e infine il 2017, con un arco temporale massimo, quindi, di sei anni.

Saipem: premiata da Ubs

Ubs ha comunicato nella giornata di ieri la revisione del rating al rialzo per Saipem che alza il voto dal precedente “neutral” a “buy“. Nella giornata di ieri il titolo ha ceduto il 3.19% a Piazza Affari, che tutto sommato vista la giornata di fuoco è un buon risultato che conferma la forza di Saipem anche nei momenti peggiori.

Facciamo un passo indietro; fino alla fine del 2007 il prezzo delle azioni è cresciuto costantemente fino ad arrivare quasi a 30 euro, quota importante che ha respinto per ben 2 volte l’avanzare del prezzo andando a creare un doppio massimo proprio tra il 2007 ed il 2008. La discesa avuta in contemporanea con la recessione del 2008 del mercato globale ha ridotto il valore delle azioni fino a toccare i 10 euro nel momento peggiore; questo livello è diventato subito supporto ed ha contribuito anche per il suo valore psicologico alla ripresa, leggermente anticipata rispetto all’indice di riferimento.

Titoli di Stato: integrazione all’emissione del 13 Settembre di Btp

Mentre la giornata borsistica odierna volge al termine con l’indice FTSE-Mib contrastato e Wall Street debole che attende la FED in serata, il Ministero dell’Economia e delle Finanze integra con una nota i dati riguardanti l‘emissione di Bot prevista per il 13 Settembre: i Btp con decorrenza 15 Settembre 2011 e scadenza 15 Settembre 2016 avranno ISIN IT0004761950 ed un ammontare nominale dell’emissione da un minimo di 3000 milioni di euro ad un massimo di 4000 di euro.

Per quanto riguarda i Buoni del Tesoro Poliennali non più in corso di emissione, quelli con decorrenza 1 febbraio 2008 e scadenza 1° agosto 2018 (ISIN IT0004361041), quelli con decorrenza 1° febbraio 2004 e scadenza 1° febbraio 2020 (ISIN IT0003644769), quelli con decorrenza 1° marzo 2010 e scadenza 1° settembre 2020 (ISIN IT0004594930) avranno un’ammontare complessivo compreso tra 2000 milioni di euro e 3000 milioni di euro.

Per Carive una semestrale sostanzialmente positiva

È tempo di semestrali e delle relative approvazioni per alcune banche di stampo territoriale: è il caso, ad esempio, della Cassa di Risparmio di Venezia, il cui cda ha dato l’ok definitivo ai risultati conseguiti nei primi sei mesi di quest’anno. Che giudizio si può dare in tal senso? Anzitutto, bisogna ricordare che l’istituto veneto fa parte del gruppo Intesa Sanpaolo, dunque c’è una sorta di “protezione” piuttosto prestigiosa. Il bilancio è senz’altro positivo, pur nelle dimensioni ridotte di questa operatività, visto che la banca è presente soltanto a Venezia e provincia, per la precisione in 120 filiali. Entrando maggiormente nel dettaglio finanziario, c’è da dire che i crediti sono cresciuti di mezzo punto percentuale rispetto al semestre precedente, un valore che, tra l’altro, può anche essere considerato insieme agli impieghi che sono stati posti in essere con altre società dello stesso gruppo torinese.

Rating News: promossa Fiat, pericolo invece sul debito di Giappone e Cina

Giornata positiva a Piazza Affari, anche se il peso della situazione finanziaria precaria torna a farsi sentire sul listino poco prima dell’apertura di Wall Street.

L’Europa continua a fornire un quadro contrastato e questo viene confermato quotidianamente dalle banche d’affari che diffondono i report. Nella giornata di oggi tra i cambiamenti più importanti abbiamo il taglio di target price da 108 a 100 euro per Air Liquide indicato da Oddo, insieme al rialzo del rating su Sanofi-Aventis da neutral a buy sempre da parte della stessa banca d’investimenti.

La notizie più interessante arriva invece da Morgan Stanley che ha alzato il rating di Fiat Industrial da equal-weight ad overweight; è stato anche tagliato il target price da 10.50 euro a 8 euro, ma il titolo resta di grandissimo interesse nel settore automobilistico di tutta l’Unione Europea.

Secondo proprio Morgan Stanley, Fiat si trova in una posizione di forza che eviterà la recessione anche se ci sarà una frenata; le prospettive comunque sono altissime rispetto alla media e rispetto al periodo che stiamo passando, ma secondo la banca d’affari il titolo è un difensivo e balza in cima alla classifica del settore.

Goldman Sachs taglia rating di Campari, buone notizie invece per Fiat

Giornata contrastata, ma non troppo: Campari ha dato prova di forza nel periodo precedente (sia che si tratti di medio che di lungo) ed ora subisce un secondo “attacco” nel giro di poco tempo; il mese scorso Equita Sim lo metteva nella lista dei titoli non consigliati (secondo un metodo di analisi discutibile) ed oggi arriva il down-grade di Goldman Sachs; la banca d’affari ha tagliato il rating da neutral a sell con target price a 5.1 euro.

Gli analisti hanno spiegato che il prezzo attuale (5.445 euro in questo momento) non rispecchia le opportunità di crescita. Nel lungo periodo il titolo comunque si è dimostrato vincente, ed a parlare sono i numeri visto che la crescita è stata costante e la tenuta al periodo di crisi quasi esemplare; di certo comunque la banca di investimenti si riferiva ad una correzione di breve periodo che potrebbe accompagnare il titolo fino a 5.1 euro offrendo un’opportunità di acquisto nel caso in cui a Novembre verranno presentati i nuovi obiettivi dopo la trimestrale.

Nella giornata di oggi Campari è l’unico titolo negativo del Mib e perde al momento l’1%; nei giorni precedenti il prezzo è sceso da 5.775 a 5.40 ma in termini relativi la discesa è stata nettamente migliore dell’indice di riferimento, visto che il bottom del 26 Agosto non è stato rivisto. Altra prova di forza quindi che contrasta con il taglio del rating, ma l’evoluzione dell’indice potrebbe effettivamente spingere Campari verso il basso, anche se la situazione diventerà critica solo sotto a 5 euro.

News sui rating e tendenze di Piazza Affari

In ordine cronologico i rating “caldi” di oggi per il mercato globale sono stati così modificati: scende da equal weight a underweight il rating di Philips secondo Morgan Stanley e scende anche quello di Siemens da overweight a equal weight.

Gli analisti di Barclays invece rivedono il rating di Assicurazioni Generali (ed anche il target price, ora a 17.3 euro) da overweight ad equal weight e quello di Swatch che ora è equal weight.

JP Morgan invece alza quello di Deutsche Bank da neutral a overweight. Ubs porta a 2 euro il TP di L‘Espresso confermando il buy, alza a neutral il rating di Lanxess e alza a buy quello di L’Oréal. Viene inoltre portato a buy il rating di Ingersoll-rand.

Citygroup alza il rating a buy di Us Steel e Jefferies avvia coperture su Freeport McMoran, Peabody Energy e Newmont Mining rispettivamente con rating buy e tp 65$, rating buy e tp 65$ e rating hold e tp 64$.

Zucchi: aumento di capitale da 30 milioni

In data odierna la Vincenzo Zucchi ha depositato in Consob il prospetto dettagliato per l’aumento di capitale deliberato dall’assemblea degli Azionisti di Gennaio 2011.

Nonostante i problemi a cui l’azienda si trova a far fronte, le operazioni di aumento di capitale iniziate l’anno scorso vanno avanti e l’aumento di capitale è ad un passo dall’essere realtà. Sarà per la precisione di 30.028.592,20 euro e si dividerà in due distinte parti: per la prima metà si tratterà di 150.142.969 azioni, cioè 15 milioni di euro di azioni a 0.10 offerte agli azionisti in numero di 27 per ogni 5 possedute, inoltre ad ogni azione sottoscritta sarà allegato un warrant gratuito.

Per la seconda parte invece si tratta di emissione di warrant. Le garanzie di sottoscrizione dell’aumento sono di Gianluigi Buffon e Riccardo Grande Stevens per un totale del 49.3% del capitale dell’aumento.

 

Wall Street: previsioni di medio periodo sul settore dei trasporti

Il settore dei trasporti Dow Jones Transportation Average entra di diritto nella storia di Wall Street. Nato nel 1884, rappresentava le prime 20 compagnie di trasporti USA quotate ed è comparabile a quello che oggi è il settore dell’informatica e della tecnologia, per l’epoca.

L’indice ora ha perso quasi tutta l’importanza mediatica avuta nel passato, ma conserva un grande valore per gli analisti che fanno costantemente riferimento al DJTA comparando le analisi e le previsioni con il DJIA a scopo di doppia verifica.

Attualmente il settore è considerato sempre una scelta per investimenti relativamente sicuri in azioni americane, anche se soffre dei periodi ribassisti così come il “fratello” DJIA; tra la fine del 2007 e la prima metà del 2008 ha visto il top prima di crollare perdendo più del 50% del valore ed arrivando ad una soglia prossima ai 2000 punti, impensabile fino a poco prima. Da li la ripresa è stata nettamente migliore rispetto al DJIA, tanto che si è tornate in pianta stabile sopra i 5000 punti, anche se da Giugno le condizioni sono cambiate nuovamente e l’indice ha sofferto della stessa sfiducia riservata agli altri settori con vendite ingenti anche da parte di fondi e grandi investitori.

Incertezza a Piazza Affari, e lo spread Btp-Bund sale ancora

Mentre nel precedente periodo di crisi (parliamo del 2008) l’indicatore preso in considerazione per valutare il sentiment del mercato globale era il VIX (soprannominato per l’occasione “l’indice della paura” dalla comunità internet) adesso l’attenzione (Europea ed Italiana) si concentra sopratutto sullo spread Btp-Bund che quotidianamente viene monitorato. Dopo il picco di Agosto prossimo ai 400 punti (che è comunque frutto di una crescita continua fin da Aprile scorso) l’indicatore è tenuto sotto stretta sorveglianza dal Mercato e la correlazione con i momenti “rossi” di Piazza Affari sale esponenzialmente con la crescita dello stesso.

Al momento, dopo il top assoluto e la stabilizzazione appena sotto quota 300, lo spread oscilla proprio intorno a questa stessa quota aspettando la prossima mossa dell’azionario globale prima di andare in una direzione; noi abbiamo escluso la possibilità di un ritorno verso i massimi quando la discesa del Mib sembrava vicino alla fine, ma l’evoluzione degli ultimi giorni costringe a prendere in considerazione la possibilità che presto si possa tornare in quota.  Nella giornata di oggi il differenziale è intorno a 311 punti, dopo un’apertura a 301 ed un top relativo a 313, ma con la prossima settimana la volatilità si potrebbe alzare ancora costringendo ad una salita dello spread veloce verso 350.

Vivendi riporta un’incredibile crescita dei profitti a giugno

Vivendi, colosso francese che vanta le più grandi compagnie al mondo per quel che concerne la musica e i video-game, ha stilato un sorprendente rapporto trimestrale: quest’ultimo, ovviamente, si riferisce al secondo trimestre di quest’anno, quello compreso tra aprile e giugno, ed è stato caratterizzato da un profitto interessante, agevolato senza dubbio dalle divisioni Activision Blizzard e Gvt. Di conseguenza, anche il titolo azionario è riuscito a crescere come non succedeva da almeno sette mesi. Nel dettaglio, il reddito netto è aumentato di ben dodici punti percentuali, attestandosi a quota 884 milioni di euro. Gli analisti non si erano nemmeno lontanamente avvicinati a tale stima, prevedendo un valore pari a 780 milioni. A questo punto, la stessa Vivendi è intenzionata ad incrementare il proprio dividendo nei prossimi mesi.

Taglio alle stime di Eni: la scure di Goldman dopo la Robin Tax

L’amministratore delegato di Eni parla della Robin Tax e rassicura: “Non indicerà sulle bollette”:

perchè penso che verrà impedito di trasferire queste imposte aggiuntive sulle bollette

conclude poi, aggiungendo però che la domanda va’ fatta a Snam Rete Gas visto che colpisce loro e non Eni, ed in ogni caso chi deve preoccuparsi in questo senso saranno gli azionisti.

Anche se effettivamente viene da pensare che chi pagherà la tassa saranno proprio i consumatori finali (qualcuno è pronto a scommetterci) le parole dell’AD non convincono ugualmente. Nonostante infatti viene specificato che sarà Snam Rete Gas a pagare la tassa, a Goldman Sachs oggi sono state riviste le previsioni proprio su Eni e proprio in virtù di quanto prevede la Robin Tax (nonostante non sia ancora confermata).

Nello specifico si tratta di una riduzione del p/e da 6.2 per il 2011 a 5.3 per il 2012 e dell’ultile per azione da 2.23 a 2.12 euro per il 2012 e da 2.61 a 2.54 euro per il 2012. Resta invariato invece il giudizio finale di Goldman che indica ancora buy confermando il target price a 19.60 euro.