Un sukuk per risolvere la crisi egiziana?

Un mese fa l’Egitto pensava anche all’emissione di un sukuk e questa intenzione finanziaria non è certo venuta meno ora: anzi, il primo ministro Hashem Qandil ha annunciato da tempo il lancio di tale bond islamico, una operazione che potrebbe essere conclusa entro la fine del 2012. Non sono stati forniti molti particolari in questo senso, ma la reazione della comunità economica è stata molto positiva, tanto è vero che il governo del Cairo si sta occupando proprio dei dettagli principali, in primis l’importo e la scadenza.

Il Freedom and Justice Party, il partito del premier, ha incontrato nel corso della settimana che si conclude oggi i rappresentanti dell’industria finanziaria, in modo da discutere le regole che governeranno l’emissione del sukuk. L’idea di espandere tale tipo di finanza anche nel paese africano è divenuta sempre più popolare subito dopo la rivolta del 25 gennaio, ma poi non si fece più nulla a causa della paralisi delle istituzioni politiche. Il deficit di bilancio è però peggiorato in maniera progressiva, come anche le condizioni economiche del paese si sono deteriorate, dunque l’introduzione di un sukuk sembra essere al momento una delle chiavi per la ripresa.

A questo punto, non si può fare affidamento sulle offerte tradizionali, nonostante a inizio settembre l’Egitto abbia riaperto l’emissione dei bond a cinque e sette anni. Il bond islamico rappresenta una parte della strategia che prevede l’aumento dell’importo relativo a tali prodotti dal 5 al 55% delle emissioni totali, una vera e propria rivoluzione da questo punto di vista. La condivisione del guadagno senza quella dei rischi viene considerata inefficiente da alcuni economisti, in particolare a causa della minaccia delle banche in caso di perdite. Ora bisognerà vedere quale tipologia di sukuk sceglierà l’Egitto (ad esempio mudaraba, mushtaraka o murabaha), in modo da capire quali sono gli obiettivi reali e concreti che si potranno raggiungere.

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