Platino quotazioni intorno a 1.670$ a sconto sull’oro

Mentre l’oro ha iniziato il nuovo anno all’insegna dell’incertezza, il platino continua a correre senza freni e riduce sempre più la distanza tra il proprio valore e quello del metallo giallo. A spingere le quotazioni del platino sono le preoccupazioni legate all’offerta. Anglo Platinum (Amplats), maggior produttore mondiale di platino, ha annunciato che chiuderà il 2012 in perdita a causa della forte riduzione della produzione in Sudafrica di ben 306mila once (13% circa) dovuta agli scioperi degli operai. Inoltre, la capogruppo Anglo American potrebbe chiudere alcune sue operazioni più redditizie.

Il platino quota intorno a 1.670 dollari l’oncia ed è sui massimi a tre mesi. Il metallo punta a ridurre sempre più le distanze con in lingotto, attualmente intorno ai dieci dollari l’oncia. Tuttavia, sembra probabile che alla fine la distanza sia destinata ad annullarsi completamente. Lo sconto, dunque, dovrebbe annullarsi a breve e mettere così fine all’anomalia che ormai dura dall’estate del 2011, tranne una breve interruzione nell’aprile scorso.

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Infatti, il platino vale di norma più dell’oro, essendo più raro e difficile da estrarre. Dal 1985 a oggi il platino ha avuto un valore mediamente superiore all’oro di 190 dollari l’oncia. La performance del platino è stata eclissata dalla febbre dell’oro negli ultimi anni, a causa delle continue crisi finanziarie e alle politiche monetarie ultra-espansive delle banche centrali che hanno spinto gli investitori a puntare sul lingotto come moneta alternativa alle valute nazionali per difendersi dall’aumento dell’inflazione. L’allargamento del gap con l’oro è stato provocato anche da un forte rallentamento dei consumi.

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Il platino è destinato per oltre la metà agli impieghi nel settore industriale: la crisi economica ha ridotto sensibilmente la domanda, accentuando il divario con il prezzo dell’oro. Tuttavia, ora le prospettive sulla domanda stanno migliorando grazie alla spinta dal mercato dell’auto cinese e americano, ma anche in scia alle aspettative di ripresa economica nella seconda parte dell’anno. Inoltre, il graduale rientro delle politiche di stimolo monetario delle banche centrali dovrebbe indebolire l’oro.

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