Previsioni Unicredit 2013

Unicredit si dimostra molto fiduciosa per l’anno appena cominciato. Il patrimonio adeguato, la positiva liquidità e le buone condizioni dei mercati per la raccolta, sono gli elementi che forniscono maggiore spinta ottimistica al top management dell’istituto di credito. D’altro canto, non occorre dimenticare come – anche per Unicredit – varranno gli avvertimenti relativi alle sofferenze in incremento e al contenimento su basse soglie della forbice dei tassi.

Ad affermarlo, in una recente intervista rilasciata ad Affari & Finanza del quotidiano La Repubblica, è l’amministratore delegato Federigo Ghizzoni, che ricorda come “rispetto ad un anno fa abbiamo capitale a posto, liquidità positiva, mercato buono per la raccolta e la giusta diversificazione geografica”, specificando altresì come in Italia l’istituto possa contare su “risultati positivi sui costi, ricavi e risultato operativo lordo in crescita. Resta da stabilizzare il costo del rischio” (vedi anche Covered bond Unicredit 7 anni).

Proprio sul fronte della qualità del credito il manager sembra voler impiegare i maggiori sforzi: “Il 2013 non sarò un anno facile perché le sofferenze sui crediti continueranno a salire” – esordisce Ghizzoni – “mentre la forbice dei tassi resterà bassa, ma noi stiamo lavorando molto sulla semplificazione e sulla riduzione dei costi e speriamo che nella seconda metà dell’anno il credito riparta”.

Ancora, il manager sottolinea come “il 2013 sarà l’anno della riorganizzazione commerciale del gruppo. In Italia, Germania e Austria ridisegneremo le reti, ciascuna secondo le esigenze del paese (…) Stiamo rivedendo la presenza in vari paesi, investendo dove vale la pena e riducendo dove non vale la pena, ma non rinunciando nella maniera più assoluta ad essere una banca europea di riferimento (vedi anche Investimento Unicredit nell’online).

Per quanto invece concerne l’Italia, Ghizzoni ha voluto precisare come lo spin-off della rete non sia in previsione per il 2013. Su Mediobanca, infine, il manager ribadisce l’autonomia della strategia tra i due istituti, con Mediobanca che “definirà il suo piano industriale e continuerà per la sua strada, rimarremo due banche autonome”.

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