Gli obbligazionisti aprono alle acquisizioni e fusioni delle società

Le principali compagnie statunitensi stanno sfruttando al massimo gli attuali bassi costi dei prestiti: ciò potrebbe consentire di rifinanziare i debiti mediante acquisizioni e fusioni, in modo da non favorire una nuova fase recessiva. Sono soprattutto gli obbligazionisti gli investitori che spingono in questa direzione; come ha spiegato Burt White, il quale gestisce circa 277 miliardi di dollari come direttore degli investimenti presso LPL Financial Corporation, i detentori di bond stanno nutrendo una discreta fiducia circa i profitti futuri delle società, ma anche per quel che concerne la crescita economica e i guadagni. Si tratta, in pratica, di un chiaro segnale “bullish (al rialzo) sul fatto che la gente non si sta limitando esclusivamente a comprare, ma a “divorare” letteralmente le porzioni azionarie.


Il ricorso a fusioni e acquisizioni tra le diverse compagnie di investimento è divenuto una pratica molto diffusa nell’ultimo anno, visto che si parla di una percentuale del 42%, la proporzione più alta da cinque anni a questa parte. Comunque, la proporzione di vendite obbligazionarie per i rifinanziamenti dei debiti è scesa di dodici punti percentuali nel corso del primo trimestre di quest’anno. In aggiunta, i mercati del credito sono stati caratterizzati da un altro calo importante, vale a dire quello della domanda degli investitori di rendimenti extra: c’è dunque meno desiderio di partecipare ai profitti dei corporate bond.

Questi ultimi, tra l’altro, stanno subendo una vera e propria impennata, dato che a livello internazionale è stato registrato un rialzo pari a 12,5 punti percentuali, raggiungendo in tal modo quota 61,3 miliardi di dollari. Al contrario, secondo quanto rilevato dal Global Broad Market Corporate Index di Bank of America Merrill Lynch, gli spread dei prodotti obbligazionari hanno perso due punti base (l’attuale quota è pari all’1,75%): il gap è sceso di 26 punti base (il riferimento temporale va al mese di giugno), mentre i rendimenti sono calati di oltre tre punti percentuali.

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