Investire in bond svizzeri a fine 2012

A partire da settembre scorso le continue iniezioni di liquidità delle principali banche centrali, in particolare quelle di Stati Uniti e Giappone, hanno condizionato non poco l’andamento del mercato obbligazionario creando i presupposti per un vero e proprio record di emissioni di corporate bond. Nelle ultime settimane il rendimento è sensibilmente calato anche per i bond con rating basso, in particolare sulle scadenze brevi. Sul mercato si respira così un maggiore appetito per i bond più rischiosi, come dimostrato dalle recenti emissioni di Abs (considerati da sempre “titoli tossici”) e bond trentennali.

Gli investitori sembrano essere disposti ad accettare scadenze più lunghe, e un maggiore rischio tassi, pur di spuntare rendimenti più elevati. Il trend ha influenzato molto anche i bond di paesi ad alto rating come Svezia, Norvegia, Svizzera e Regno Unito. Tutti hanno per ora il fregio della tripla A. Andiamo a vedere come si stanno comportando i bond sovrani svizzeri e quali sono le prospettive per i prossimi mesi.

La Svizzera viene considerato un porto sicuro, in particolar modo quando imperversano turbolenze finanziarie sui mercati. Oggi il paese è la sesta potenza mondiale in termini di riserve valutarie, considerando l’incremento avvenuto negli ultimi mesi fino a 365 miliardi di franchi (ovvero oltre 182 miliardi di euro) per contrastare la forza della propria divisa sui mercati internazionali. Da un punto di vista congiunturale l’economia elvetica è cresciuta dello 0,5% nel secondo trimestre 2012, mentre per fine anno si stima una crescita dell’1,4%. L’inflazione dovrebbe risultare ancora negativa a -0,4%. I rendimenti dei titoli sovrani sono inferiori a quelli tedeschi. Stesso trend anche per molti titoli corporate.

Il rendimento del bond annuale è negativo per lo 0,3% circa, così come il bond a tre anni (-0,15%). Per trovare un rendimento intorno all’1% bisogna salire sulla curva a 20 e 30 anni, mentre la scadenza a 40 anni offre un rendimento dell’1,2%. Si tratta di yield che inquadrano il paese come un porto sicuro, tra i più affidabili su scala globale, ottimi per i fondi pensione ma meno per i risparmiatori italiani a caccia di rendimenti in grado di battere il tasso di inflazione.

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