Giappone, riflettori puntati sui Samurai bond

Moltissime società estere stanno tornando a interessarsi al mercato dei cosiddetti Samurai bond, la modalità più classica per ottenere dei rendimenti interessanti dal Giappone; in particolare, si tratta di un vero e proprio ritorno di fiamma per quel che concerne gli alti rendimenti offerti, grazie anche alle condizioni relativamente economiche delle emissioni finanziarie. Nel corso della giornata di ieri, infatti, JPMorgan è stata l’ultima compagnia in ordine temporale ad attingere da questo comparto, mettendo a disposizione dei titoli a tasso fisso, della durata quinquennale e per un totale di 111,1 miliardi di yen. Non si tratta di una semplice emissione, bensì del primo lancio di Samurai bond da parte di una società finanziaria americana dal 2008, ovvero dal momento in cui è scoppiata la crisi globale.


Secondo gli analisti di Morgan Stanley, gli investitori domestici non hanno altra scelta che investire in questo tipo di obbligazioni se vogliono ricercare alti rendimenti nel breve termine; questo avviene perché gli spread relativi ai corporate bond nipponici sono ancora troppo bassi, dopo che Bank of Japan ha introdotto un nuovo programma di acquisto di assets finanziari con un rating inferiore a BBB (al di sotto, quindi, della discreta affidabilità). Un esempio in questo senso è fornito da Madza, la quale ha lanciato a gennaio dei bond a cinque anni e con rating BBB+; gli spread sono stati tredici punti base al di sopra dei tassi swap.

Molta attenzione, poi, viene rivolta alla possibilità del mercato giapponese di diversificare il portafoglio al di fuori delle piazze maggiormente in difficoltà, un atteggiamento che riguarda da vicino gli investitori europei, alle prese con la grave crisi del debito sovrano. Un’altra tendenza piuttosto particolare da porre in evidenza è la forte presenza di emittenti sud coreani; si possono citare, ad esempio, KT Corporation, Woori Bank e Busan Bank, il cui accesso al mercato dei Samurai bond è stato un esordio assoluto.

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