Fondi pensione: previdenza complementare per un quarto dei lavoratori

Escludendo i lavoratori del pubblico impiego, nel nostro Paese, tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, solo il 25% circa degli italiani risulta essere iscritto ad un fondo pensione. A rilevarlo è un Rapporto a cura della CGIA di Mestre da cui, in particolare, è emerso come su un totale di 21,5 milioni di lavoratori, esclusi quelli del pubblico impiego, solo il 23,4%, pari all’incirca a poco più di cinque milioni, ha aderito ad una forma pensionistica complementare. A pochi anni dall’avvio della previdenza complementare, quindi, dall’elaborazione dell’Associazione degli artigiani mestrina emerge che gli italiani, in prevalenza, piuttosto che investire nella previdenza integrativa complementare, preferiscono lasciare il trattamento di fine rapporto (Tfr) in azienda. E sebbene i rendimenti del Tfr e quelli dei fondi pensione vanno chiaramente confrontati non solo nel medio, ma anche nel lungo periodo, l’andamento dei mercati finanziari, poco esaltante negli ultimi tre anni, per il momento ha dato ragione ai 3 lavoratori su 4 che hanno lasciato il trattamento di fine rapporto in azienda.

Nel dettaglio, sempre in base alle rilevazioni della CGIA di Mestre, il Tfr negli ultimi due anni ha reso di più rispetto ai fondi negoziali mentre addirittura è andata peggio ai fondi pensioni aperti con un rendimento medio e complessivo che si è attestato in territorio negativo

A livello geografico, ad essere più propensi ad investire nei fondi previdenziali complementari sono i lavoratori che vivono nelle Regioni del Nord. Al riguardo la capofila è il Trentino Alto Adige dove, a fronte di una media di adesioni che, come accennato, è pari al 23,4%, investe nei fondi pensione il 33,2% dei lavoratori. A seguire c’è poi la Regione Lombardia con il 28,2%, e la Valle D’Aosta con il 27,9%. Sul versante opposto, invece, la Regione con il più basso tasso di adesione ai fondi pensione, con appena il 14,6%, è la Regione Calabria.

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