Fondi pensione ok con il calo dello spread

Il recente calo dello spread Btp-Bund sta ridando ossigeno ai fondi pensione, che stanno beneficiando del crollo del differenziale di rendimento tra il decennale italiano e il pari scadenza tedesco. Da fine luglio scorso si è passati da oltre 500 punti base a poco più di 330 punti. Le prospettive sono per ulteriori discese dello spread, probabilmente fin sotto 300 punti. Ma qual è il reale beneficio finanziario della riduzione dello spread?

Interpellati da Il Sole-24 Ore PLUS, gli analisti di European Investment Consulting – che svolgono l’attività di risk management per il 45% degli asset totali del settore dei fondi pensione negoziali – hanno effettuato diversi stress test sugli effetti delle oscillazioni dello spread sui fondi pensione e analizzato i dati del settore nel primo semestre dell’anno. Innanzitutto, al 30 giugno 2012 il patrimonio dei fondi pensione di categoria ha toccato i 27,45 miliardi di euro sui 94,7 miliardi destinati dai lavoratori italiani al secondo pilastro pensionistico.

I Btp hanno un peso rilevante nei fondi pensione: a fine agosto scorso, nei negoziali la quota è salita al 29,4% dal 28,9% di fine 2011. Secondo gli stress test condotti dalla società di consulenza summenzionata, un rialzo di 150 basis point (ad esempio da 350 a 500) in un mese e mezzo circa provoca per i fondi negoziali una perdita mark-to-market di 266 milioni di euro, ovvero lo 0,99% del portfolio totale. Se, invece, avviene una riduzione dello spread da 350 punti a 200 punti, sempre in un mese o un mese e mezzo, le gestioni previdenziali possono guadagnare 298,5 milioni di euro, cioè l’1,1% del portfolio totale.

Il forte calo dello spread dell’ultimo mese e mezzo ha prodotto grossi benefici ai fondi pensione, dopo che lo scorso anno il rendimento generale si era attestato intorno allo zero contro il 3,5% ottenuto dal Tfr. A fine giugno lo scenario si è capovolto con un +3,1% per i fondi negoziali e un +1,8% per il Tfr. Secondo European Investment Consulting è in atto un riposizionamento nei portfolios dei fondi negoziali: più Bonos spagnoli e Btp italiani, meno Bund tedeschi.

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