Giordania: un sukuk per sanare le finanze statali

Un testo normativo atteso da lungo tempo: c’è bisogno di questa legge per consentire alla Giordania di tuffarsi completamente nel “mare” dei sukuk. Le due camere della nazione asiatica stanno discutendo gli articoli in questione, ma l’obiettivo appare chiaro, vale a dire agevolare il governo locale nel saziare il grande appetito di bond islamici. La legge a cui si sta facendo riferimento è in fase di sviluppo dal 2010 ed è passata proprio nel corso di questo mese alla Camera Bassa, mentre l’approvazione a quella Alta risale alla scorsa settimana.

Un sukuk sovrano potrebbe essere lo strumento finanziario ideale per la Giordania, alla ricerca di nuove fonti di finanziamento, con un conseguente accesso privilegiato ai vari fondi di investimento che hanno focalizzato la loro attenzione sul Golfo. Entrando maggiormente nel dettaglio, c’è da dire che il governo di Amman ha più che bisogno di finanziamenti esterni per venire incontro alle esigenze del Fondo Monetario Internazionale, il quale a luglio ha garantito un prestito da due miliardi di dollari. Le finanze statali, infatti, sono sotto pressione dopo che il paese è stato costretto ad aumentare i sussidi e gli stipendi per limitare il malessere sociale (la primavera araba sta facendo sentire i suoi effetti anche da queste parti).

Il deficit del budget deve essere assolutamente mantenuto entro i cinque punti percentuali di prodotto interno lordo, ma le prospettive non sono certo incoraggianti: l’agenzia americana Standard & Poor’s ha provveduto a rivedere in maniera negativa l’outlook della nazione, la quale vanta un rating pari a BB (affidabilità sufficiente del credito, a due soli gradini dalla piena zona a rischio). Non è chiaro quando la Giordania potrà emettere il suo primo bond islamico, senza dimenticare la gestione dei pagamenti che deve essere affidata alla banca entrale: intanto, si pensa anche a un Eurobond per un importo compreso tra i 750 milioni e gli 1,5 miliardi di dollari.

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