Asta infruttuosa di sukuk per l’Indonesia

C’è sempre una prima volta e anche l’Indonesia ha dovuto imparare a memoria questo modo di dire: la nazione asiatica non è riuscita a raggiungere il target necessario per la propria asta di sukuk, un evento che non si verificava dallo scorso mese di ottobre (vedi anche L’Indonesia emette il suo terzo sukuk sovrano). In questa occasione, gli acquirenti hanno richiesto rendimenti ancora maggiori di quelli proposti dal governo di Giacarta, in modo da compensare l’inflazione e il suo ritmo crescente. Il Ministero delle Finanze è riuscito a vendere questa settimana 1,05 trilioni di rupie indonesiane (circa 140 milioni di euro) in bond islamici a cinque e ventiquattro anni, mentre invece l’obiettivo prefissato era pari a 1,5 trilioni.

Nel dettaglio, gli investitori hanno espressamente puntato a tassi di interesse superiori al 6% per quel che concerne la scadenza quinquennale (ferma invece al 5,16%). L’andamento dei prezzi al consumo ha avuto un trend ben preciso. In effetti, quest’anno i prezzi dell’elettricità hanno già fatto registrare un incremento del 15%, mentre il +44% relativo al salario medio ha contribuito a fermare l’inflazione annuale al 5,2%: economisti e analisti erano stati molto più ottimisti in questo senso, parlando di un 4,3%.

Chi va a investire nei bond islamici non fa di solito affidamento sui guadagni di capitale, a causa della limitata liquidità, di conseguenza il ritorno economico deve essere superiore rispetto all’inflazione. In questa maniera, l’appetito per i sukuk viene enormemente frenato. L’importo offerto nell’asta in questione è stato superato di appena 1,5 volte dalla domanda, la differenza più bassa in assoluto per l’Indonesia da maggio scorso (basta pensare che appena tre settimane fa l’offerta è stata superata dalla domanda di quasi tre volte). Anche la scadenza a ventiquattro anni ha fatto registrare la stessa situazione descritta in precedenza: Giacarta ha scelto un rendimento del 6,62% per i suoi titoli, mentre gli investitori hanno domandato tassi superiori al 7,75%.

Lascia un commento