Spread elevato costa all’Italia quasi 150mila posti di lavoro

Il Centro studi Confindustria stima che l’Italia sta sperimentando uno spread eccessivamente elevato rispetto ai fondamentali economici. In particolare, con lo spread Btp-Bund che oggi viaggia tra 470 e 480 punti base, il differenziale aggiuntivo ammonta a oltre 300 punti. Se si considera la crescita economica e i livelli del debito pubblico, lo spread “reale” tra il Btp a dieci anni e il pari scadenza Bund tedesco dovrebbe attestarsi intorno a 164 punti base.

Secondo Confindustria, il motivo dell’elevato spread risiede nell’incertezza sul futuro dell’euro e nella sfiducia verso i governi della zona euro per gestire adeguatamente la crisi dei debiti sovrani e delle banche. Lo spread oltre 450 punti si ripercuote su famiglie, aziende e banche. Inoltre, tende a provocare un inasprimento del credit crunch e a generare una nuova violenta recessione con pesanti ripercussioni da un punto di vista economico, sociale e politico. Secondo lo studio di CsC, il maggiore spread provoca un costo per l’Italia pari allo 0,9% del pil e la perdita di 144mila posti di lavoro.

I costi non terminano qui. Lo spread eccessivamente elevato genera un maggiore carico di oneri per interessi passivi sul debito pari a 12,4 miliardi di euro, che vanno a deteriorare le finanze pubbliche. Inoltre, viene stimato un impatto negativo di 12,1 miliardi di euro sui conti delle famiglie e di 23,7 miliardi di euro sui bilanci delle aziende. La perdita di produttività e di occupazione ostacola il processo di crescita, oltre a vanificare gli sforzi di risanamento del bilancio pubblico.

I sacrifici dell’Italia non si stanno riflettendo positivamente sull’andamento dello spread Btp-Bund, che anzi resta in balia dell’effetto-contagio tra i paesi maggiormente in difficoltà e degli errori effettuati dalle autorità europee. Secondo CsC lo scudo anti-spread è l’unico rimedio per fronteggiare gli attacchi speculativi e arginare con maggiore efficacia la crisi del debito.

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