L’Fmi sconsiglia i bond islamici al Qatar

Le banche convenzionali del Qatar non dovrebbero avere il permesso di investire in bond islamici, i famosi sukuk di cui si sente tanto parlare: è questa la conclusione a cui è giunto il Fondo Monetario Internazionale nel suo report dedicato alla nazione asiatica. Per quale motivo una constatazione così perentoria? Il team dell’organizzazione di Washington ha visitato il piccolo stato arabo lo scorso anno e i risultati di questa missione sono ben riassunti dalla frase appena menzionata. Secondo il Fondo, diverse emissioni obbligazionarie meritano ancora una considerazione, in modo da assicurare che gli obiettivi desiderati siano implementati nella maniera più giusta.
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Come precisa il report stesso, le autorità qatariote dovrebbe considerare in modo serio l’ampliamento delle scadenze per quel che concerne i prodotti finanziari; tra l’altro, dovrebbero anche gestire l’impatto della concorrenza che viene esercitata sul settore bancario in vista del declino del numero di istituzioni di questo tipo, le quali scenderanno da dodici a quattro. In aggiunta, la banca centrale potrebbe permettere la riorganizzazione delle finestre islamiche in qualità di istituti di credito sussidiari. Tra l’altro, l’Fmi ha messo una certa pressione nei confronti delle stesse autorità nazionali per quel che concerne il monitoraggio dell’impatto relativo alla segregazione della disponibilità dei prodotti islamici, senza dimenticare la capacità del settore di fornire prestiti per assicurare l’effettiva intermediazione finanziaria.

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Un altro consiglio che è stato avanzato riguarda la gestione della liquidità, un altro elemento che ha inciso sulle quotazioni di sukuk del Qatar negli scorsi mesi. La stessa banca centrale ha comunque fatto presente che sono in fase di progettazione nuovi strumenti in grado di garantire l’adeguata liquidità di cui c’è bisogno in questo caso; un’ulteriore informazione fondamentale della Qatar Central Bank è stata quella relativa ai depositi che garantiscono gli assets presenti in portafoglio, un rinnovo chiesto a gran voce anche dal Fondo.

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