Dell verso delisting?

Secondo quanto riportato da alcune fonti d’oltre Oceano, Dell starebbe valutando l’effettuazione di una operazione di private equity per formalizzare il delisting. Una transazione che, di fatto, toglierebbe dai listini di Wall Street uno dei principali produttori di computer al mondo. Sempre stando alle indiscrezioni che sono circolate negli ultimi giorni, il fondatore e chief executive della società, Michael Dell, avrebbe chiesto a due società di private equity di studiare la fattibilità dell’operazione.

La transazione non sarebbe comunque effettuabile nel brevissimo termine e, anzi, sarebbe ancora interamente da valutare, “considerata la dimensione del colosso texano che nonostante il crollo delle quotazione registrato negli ultimi anni capitalizza ancora oltre 21 miliardi di dollari” – riportava il quotidiano Milano Finanza nella sua edizione online (vedi anche Investire in obbligazioni americane nel 2013 secondo Ing).

Nelle ore successive alla diffusione della notizia il titolo aveva avuto modo di apprezzarsi in doppia cifra. “Per portare a termine l’operazione” – prosegue il quotidiano economico finanziario – “sarà però necessario non solo trovare un supporto adeguato da parte del settore bancario, ma anche identificare già una possibile strategia di uscita da parte delle società di private equity coinvolte. Sicuramente la liquidità della società, che dispone di una cassa di oltre 5 miliardi di dollari, spiana la strada a un’operazione di questo tipo, insieme alla determinazione in questo senso del ceo e fondatore Michael Dell, che detiene oltre il 15% del capitale”.

La notizia, ad ogni modo, non sembra aver colto di sorpresa i principali osservatori di settore, che ricordano come lo stesso top manager della compagnia aveva tempo fa espresso l’intenzione di uscire dai listini di Wall Street. All’epoca (2010), tuttavia, le condizioni di mercato non erano state giudicate favorevoli. Le difficoltà del mercato dei personale computer, specialmente nel settore business nel quale Dell è maggiormente presente, dovrebbero poter consentire un’operazione che, lo scorso decennio, appariva invece lontanissima (vedi anche Peter Swartz avvia un fondo incentrato sul settore tecnologico)

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