Il crescente interesse per i sukuk ecosostenibili

I sukuk “verdi” stanno coinvolgendo sempre più questa specifica industria finanziaria, ma bisogna amalgamare nella maniera più corretta possibile due standard: si tratta, infatti, delle credenziali ambientali e del rispetto della legge della Shariah, elementi che secondo alcuni analisti non possono essere fatti coincidere. Ma i piani di molte compagnie sono diversi e si sta pensando al 2012 come l’anno in cui sarà creata una finanza islamica ecosostenibile, con degli strumenti in grado di raccogliere il denaro necessario per contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici (più di dieci trilioni di dollari nei prossimi due decenni, almeno secondo quanto stimato dall’International Energy Agency).

Le principali speranze vengono nutrite da Dubai, visto che l’emirato è intenzionato a emettere proprio titoli obbligazionari di questo tipo per finanziare parchi solari, impianti funzionanti a biogas e altre attrezzature volte a fornire supporti energetici alle abitazioni. Secondo quanto affermato dal Carbon Centre of Excellence locale, infatti, i progetti da sviluppare sono davvero molti, ora c’è solamente la necessità di identificare quello che è maggiormente percorribile in tempi brevi. Si dovrebbe trattare, comunque, di una modalità piuttosto innovativa per sfamare diversi appetiti degli investitori di tutto il mondo. Gli Emirati Arabi Uniti possono vantare un grande progetto per le energie rinnovabili, l’impianto termo-solare Sharms 1 (si trova a Masdar e fa affidamento su una potenza complessiva di cento megawatt), dunque una delle prime focalizzazioni potrebbe essere proprio questa.

Le aspettative devono però essere rivolte non tanto agli istituti di credito, in particolare quelli europei (ovviamente a causa della crisi del debito sovrano), ma a progetti seri e che possano essere duraturi. Un meccanismo di rilievo per il finanziamento in questione è quello dei crediti relativi alle emissioni di carbone: sono alcuni anni che il mondo si sta rivolgendo a questi prodotti e a questo punto gli investitori non vogliono assolutamente che vi sia una marcia indietro.

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