L’Illinois rischia il default: Wall Street può essere la soluzione

Se la situazione dei bond municipali statunitensi è come quella che sta attualmente vivendo lo stato federale dell’Illinois, allora c’è poco da essere allegri: lo stato americano, noto soprattutto per la città di Chicago, sta infatti tentando in tutti i modi di evitare il rischio di una bancarotta, evento che sarebbe a dir poco dannoso per l’economia interna. Per il momento, in questa regione così importante del Midwest non si vuole sentire parlare nella maniera più assoluta di default, quindi la proposta più gettonata e facilmente percorribile è quella del ricorso al New York Stock Exchange. Cosa può fare in tal senso Wall Street? La borsa a stelle e strisce dovrebbe ricevere i conti in sofferenza messi in vendita dallo stesso Illinois e in cambio potrebbe mettere a disposizione dello stato denaro contante.

Seat Pagine Gialle: il taglio del rating mette a rischio i bond

La scure utilizzata da Standard & Poor’s contro Seat Pagine Gialle è stata più tagliente del previsto: l’agenzia americana di rating ha infatti deciso di apportare alcune modifiche importanti per quel che riguarda il giudizio di tipo corporate della spa torinese, un’operazione che ha avuto effetti letteralmente devastanti anche sul giudizio relativo ai prodotti finanziari della stessa compagnia editoriale. Che cosa è successo di preciso? L’agenzia newyorkese ha declassato il rating in questione da B a B-, entrambi corrispondenti a un investimento di tipo altamente speculativo, ma in questo caso ancora più vicino al rischio considerevole, quello in base a cui il debito può anche non essere pagato; di conseguenza, pure il titolo obbligazionario che è stato emesso da Lighthouse e che beneficia della garanzia della stessa Seat ha subito uno scossone importante, visto che la sua valutazione è passata anch’essa da B a B-, mentre il debito senior è leggermente più solido (attualmente è ancora pari a B).

Bund tedeschi in gran spolvero: buon rialzo dopo un mese e mezzo

L’euforia finanziaria è tornata a buoni livelli in Germania dopo che i bond governativi tedeschi sono riusciti a realizzare il primo guadagno settimanale dall’inizio del mese di novembre: l’attesa di un mese e mezzo è stata finalmente interrotta e agevolata dai nuovi problemi che coinvolgono l’area dell’euro e soprattutto le nazioni maggiormente indebitate, le quali si sono viste costrette ad accrescere la loro domanda di bund. Il rendimento in questione ha approfittato in larga misura del declino delle obbligazioni del Portogallo, il cui rating creditizio è stato declassato nel corso di questa settimana da Fitch, la quale ha anche annunciato che potrebbe rivedere a breve anche il giudizio sugli investimenti greci. Al contrario, l’outlook francese viene considerato stabile (l’attuale rating è pari ad AAA) e anche i bond spagnoli sono stati protagonisti di una buona crescita. Secondo quanto affermato dagli analisti di Lloyds Corporate Bank, i timori relativi alla cosiddetta “periferia” del Vecchio Continente sono ancora forti, quindi si è preoccupati per delle possibili performance negative da parte dei titoli obbligazionari nel 2011.

I bond islamici surclassano ancora i titoli dei mercati emergenti

Islam batte emergenti due a zero: si potrebbe riassumere in questo modo, con termini calcistici, l’ottimo momento che stanno vivendo le obbligazioni islamiche (i cosiddetti “Sukuk”), capaci di superare il debito dei principali mercati emergenti per il secondo mese consecutivo, una “vittoria” agevolata sicuramente dalle nuove vendite di tali titoli, dal potenziamento di spesa da parte della Malesia e dalla ritrovata fiducia economica nel Golfo Persico. Gli strumenti finanziari conformi alla legge della Shariah hanno reso l’1,2% nel corso di questo mese di dicembre, così come è emerso in maniera netta dalle rilevazioni dell’indice Hsbc/Nasdaq Dubai Us Dollar Sukuk, mentre i bond collegati alle regioni in via di sviluppo sono calati di 0,7 punti percentuali.

Ubi Banca: nessun rimborso per tre strumenti in circolazione

Non può che definirsi un brutto colpo quello che sta per essere riservato ai detentori di tre strumenti che fanno capo a Ubi Banca: il gruppo bergamasco ha infatti intenzione di non provvedere ad alcun tipo di rimborso per quel che riguarda questi specifici prodotti, ancora in circolazione, identificabili con codici Isin ben distinti (XS0123998394, XS0108805564 e XS0131512450) e per un ammontare totale di oltre 453 milioni di euro. Che cosa è successo di preciso? L’indiscrezione giunge direttamente da Teleborsa, secondo la quale il patrimonio complessivo deve essere allineato con urgenza alle nuove regole che sono state dettate da Basilea 3; inoltre, la stessa Unione delle Banche Italiane ha voluto mantenere un atteggiamento sostanzialmente prudente, visto che gli strumenti a cui ci stiamo riferendo hanno lo svantaggio di una onerosità piuttosto alta, fattore a cui non corrisponde una adeguata computabilità dal punto di vista prospettico.

Tokyo Electric Power, possibile ritorno ai bond in dollari

Giugno 1997: sono passati esattamente tredici anni e mezzo dall’ultima volta in cui Tokyo Electric Power Company è stata in grado di vendere obbligazioni denominate in dollari, ma finalmente sembra giunto il momento propizio, visto che la debole domanda di questi prodotti finanziari ha tagliato di fatto l’offerta di quelli denominati in yen. Si tratta, è bene precisarlo, della maggiore compagnia energetica di tutto il Giappone, la quale sta vivendo questa particolare situazione a causa delle ultime politiche attuate dalla banca centrale nipponica; in effetti, i tassi di interesse di quest’ultima hanno condotto il rendimento medio dei titoli quinquennali al rating di AA, una valutazione comunque al di sotto del debito governativo, ma soprattutto un evento che non si verificava da almeno cinque anni. In tal modo, le vendite di bond di Tepco sono calate di circa trenta miliardi di yen nel corso di quest’anno. Inoltre, c’è da precisare che le cessioni di debito quotato in yen da parte delle compagnie internazionali sono riuscite a conquistare un importante vantaggio nei confronti del resto delle altre offerte.

L’ExtraMot serve un Plain Vanilla dai sapori francesi

L’ExtraMot è il sistema di negoziazione di Borsa Italiana in cui sono quotati gli strumenti obbligazionari: oggi gli scambi sono molto più intensi, visto che sono state emesse ben dieci nuove obbligazioni che beneficiano della caratteristica del tasso fisso. Volendo essere più precisi, poi, ci sono altri dettagli da sottolineare, come ad esempio il fatto che questi bond andranno a “rimpolpare” il segmento Plain Vanilla, vale a dire quello che identifica le negoziazioni standard. Inoltre, saranno due i sistemi utilizzati per il relativo regolamento, Euroclear e Clearstream, con il termine di liquidazione che è stato fissato il terzo giorno successivo alla data di stipulazione dei contratti di compravendita. Analizziamo, ora, ogni singolo prodotto. Un tratto comune di tali obbligazioni è l’origine francese delle società emittenti.

Threadneedle, ecco le previsioni del risparmio gestito per il 2011

Il 2011 sarà un anno caratterizzato, dal punto di vista degli investimenti finanziari, da una crescita globale non molto intensa, in particolare nei principali mercati emergenti: la previsione è stata resa pubblica da Threadneedle, la compagnia britannica specializzata in servizi finanziari e di gestione degli assets, dunque si tratta di una fonte attendibile e dotata di un’ottima esperienza in questo campo. L’interesse maggiore, sempre secondo la società di Swindon, andrà in direzione dei mercati in cui si scambiano titoli azionari, molto più appetibili in fatto di rendimenti rispetto alle obbligazioni di tipo governativo. Come ci si deve comportare, dunque, di fronte a questo nuovo anno che non si presenta sotto una luce molto incoraggiante?

Malesia: al vaglio un piano per la scalata ai Water Bond

Il governo della Malesia sta considerando con la massima attenzione le proposte avanzate da alcuni obbligazionisti: in particolare, si intendono evitare in tutti i modi i possibili default derivanti dalle compagnie operanti nel settore dell’acqua all’interno dello stato di Selangor, tra cui, non ultima, figura il take over agli strumenti finanziari coinvolti, oppure ancora l’offerta di prestiti. L’annuncio è giunto direttamente da Peter Chin, ministro dell’Energia, della Tecnologia Verde e dell’Acqua della nazione asiatica, il quale ha fatto sapere che il governo di Kuala Lumpur deve anzitutto valutare la disponibilità di tali bond, al fine di scongiurare effetti negativi sul mercato di riferimento. Gran parte degli obbligazionisti delle società in questione hanno chiesto al governo di assumere il controllo totale dei prodotti, o al massimo di estendere una sorta di prestiti “soft allo stesso stato di Selangor in relazione ai finanziamenti della distribuzione dell’acqua.

La proposta di BNY Mellon: un fondo diversificato e globale

Il comparto relativo alla gestione degli assets finanziari di BNY Mellon ha generato un nuovo fondo obbligazionario globale: l’offerta lanciata dalla banca newyorkese, sorta nel 2007 dalla fusione tra Mellon Financial e The Bank of New York, punta con decisione in direzione dei bond, tentando di sfruttare, in particolare, gli strumenti che presentano un reddito fisso. BNY Mellon Evolution Global Strategic Bond Fund, questa la denominazione esatta del prodotto, verrà gestito in modo completo da Standish, società statunitense che si è specializzata nel corso degli anni in questa tipologia di redditi appunto. Le aspettative sono molto alte in tal senso: l’obiettivo più importante è quello di ottenere un rendimento assoluto mediante un investimento mirato e dettagliato.

Il governo portoghese tenta di diversificare i propri investitori

Come siamo abituati a dire in più occasioni, tentar non nuoce ed è proprio quello che intende fare il governo del Portogallo: Lisbona è da tempo nel mirino delle agenzie di rating per la sua complessa situazione economica che la fa inquadrare alla stregua di “prossima nazione in default”, dunque non deve stupire se i tentativi sono molteplici e ripetuti. L’esecutivo guidato dal primo ministro Socrates intende infatti diversificare nella maniera più ampia possibile i propri potenziali investitori finanziari in relazione al debito vantato attualmente dalla nazione lusitana. L’obiettivo rimane comunque soltanto uno, vale a dire la possibilità di vantare, al momento delle prossime cessioni di assets, un adeguato volume di domanda, in modo che quest’ultima riesca ad attenuare i costi di indebitamento della repubblica iberica.

Mediobanca, in scena il Terzo Atto con bond in dollari ed euro

Mediobanca, l’istituto di credito milanese attivo in larga misura nei servizi finanziari, è l’autentica protagonista delle emissioni della giornata odierna: la banca fondata da Enrico Cuccia ha deciso infatti di lanciare le sue nuove obbligazioni Terzo Atto, dei bond che consentono agli investitori di beneficiare di alcune caratteristiche molto interessanti, prima fra tutte il tasso variabile. Tali prodotti, anzitutto, sono stati sottoscritti presso l’EuroMot, il mercato delle obbligazioni telematiche di Borsa Italiana, e possono essere suddivisi in due grandi branche, vale a dire gli strumenti denominati in dollari statunitensi e quelli in euro. Analizzando nel dettaglio l’offerta, c’è da dire che le obbligazioni a stelle e strisce giungeranno a scadenza nel 2015 (la durata è quinquennale), mentre il loro codice Isin di riferimento è IT0004669120; nel caso dei bond “europei”, invece, l’Isin è IT0004669138, ma la scadenza rimane sempre la stessa.

Renault: i Samurai Bond battono i titoli di Mazda

Il piano che Bank of Japan sta approntando in questi giorni è piuttosto preciso: l’istituto di credito centrale del Giappone ha infatti intenzione di acquisire 35 trilioni di yen per quel che concerne gli assets finanziari, in modo da ridurre i tassi di indebitamento, una mossa che potrebbe agevolare le performance di Renault nei confronti di Madza Motor. Le vendite dei cosiddetti Samurai Bond (le obbligazioni quotate a Tokyo e denominate in yen, ma emesse da una compagnia non giapponese) da parte di aziende estere ha subito un rialzo importante quest’anno, vale a dire un incremento del 34%, attestandosi a quota 1,74 trilioni, il livello più alto da tra anni a questa parte.

Gm, probabile rendimento al 6,5% per i bond a lungo termine

C’è sempre una prima volta nella vita: devono averlo pensato anche i vertici di General Motors in questi giorni, visto che il colosso automobilistico di Detroit è pronto a emettere obbligazioni dal rendimento molto vicino al 6,5%, i primi Cds sul debito della società americana dall’annuncio della bancarotta. I Credit Default Swap su questi titoli, infatti, si trovano attualmente a un prezzo medio di 338 punti base, secondo quanto rilevato da Barclays Capital, un livello notevolmente superiore agli swap di Ford, attestatisi a 258 punti nel corso delle ultime contrattazioni di Wall Street. Cosa vuol dire tutto questo? In base a quanto affermato dagli analisti di Crimson Capital Trading, il debito di Gm dovrebbe essere in grado di pagare cinquanta punti base in più rispetto ai bond di Ford che vantano la stessa scadenza.