Il governo portoghese tenta di diversificare i propri investitori

Come siamo abituati a dire in più occasioni, tentar non nuoce ed è proprio quello che intende fare il governo del Portogallo: Lisbona è da tempo nel mirino delle agenzie di rating per la sua complessa situazione economica che la fa inquadrare alla stregua di “prossima nazione in default”, dunque non deve stupire se i tentativi sono molteplici e ripetuti. L’esecutivo guidato dal primo ministro Socrates intende infatti diversificare nella maniera più ampia possibile i propri potenziali investitori finanziari in relazione al debito vantato attualmente dalla nazione lusitana. L’obiettivo rimane comunque soltanto uno, vale a dire la possibilità di vantare, al momento delle prossime cessioni di assets, un adeguato volume di domanda, in modo che quest’ultima riesca ad attenuare i costi di indebitamento della repubblica iberica.


L’indiscrezione giunge direttamente dal periodico portoghese Expresso, che ha citato una fonte governativa non meglio determinata. Ma c’è dell’altro dietro a queste manovre. In effetti, il Portogallo vuole anche e soprattutto dimostrare all’Europa di essere un paese in salute, nonostante gli indici macroeconomici non inducano all’ottimismo; inoltre, si tratta della ferrea volontà di uno stato di mostrarsi capace di risolvere i problemi senza alcun sostegno esterno, evitando, tra l’altro, tutti i costi che vanno a ricollegarsi all’European Financial Stability Facility (il progetto creato dai sedici paesi membri dell’area dell’euro alla luce delle decisioni adottate lo scorso mese di marzo nel corso del consiglio dell’Ecofin).

C’è un forte interesse nei confronti di questo debito nazionale e le prossime visite di Socrates saranno decisive in questo senso: gli investitori più papabili sono, in primis, gli Emirati Arabi Uniti, stato in cui il primo ministro portoghese si recherà a gennaio e con cui verrà concordata la cessione, mentre, sempre nel corso del primo trimestre del 2011 è prevista una tappa in alcune nazioni dell’America Latina e non è difficile immaginare il Brasile, vero e proprio cardine dei mercati emergenti, come ulteriore investitore.

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