Australia: calo pesante per le vendite di Kangaroo bond

Le vendite dei cosiddetti Kangaroo bond, i titoli obbligazionari emessi dai prestatori esteri più quotati all’interno del territorio australiano, hanno subito un brusco declino dopo un promettente avvio di 2011: la spiegazione per questa performance negativa è semplice, infatti il regolatore bancario del paese oceaniano ha fatto sapere che questi specifici prodotti non beneficeranno dei nuovi requisiti di capitale che vigono attualmente a livello internazionale. Enti di una certa importanza, come ad esempio la Banca Mondiale e la tedesca Kreditanstalt, stanno già evitando il mercato obbligazionario dell’Australia da diversi giorni, visto che l’Australian Prudential Regulation Authority non intende includere i propri strumenti nel novero degli assets regolati dal Comitato di Basilea. Si tratta di un calo di rilievo, dato che i prodotti in questioni vantano un rating elevato, pari ad AAA, e hanno rappresentato il 27% delle vendite complessive del paese nel 2010.


I rendimenti sovrani del governo di Canberra si trovano ora al loro livello più basso degli ultimi due mesi; più precisamente, i bond decennali sono scesi di cinque punti base dal momento dell’annuncio, mentre la domanda di rendimenti extra per detenere il debito del New South Wales piuttosto che debito governativo è giunta al suo ribasso record. Secondo gran parte degli analisti, tra l’altro, gli assets di questo tipo possono essere molto appetibili per la liquidità bancaria, ma a questo punto i titoli semigovernativi si apprestano a diventare la scelta più gettonata.

Entrando maggiormente nel dettaglio finanziario, c’è da dire che le cessioni di Kangaroo bond, gli strumenti denominati in dollari australiani ma quotati da società straniere appunto, sono arrivate all’88%, attestandosi a una quota record di 37,3 miliardi: i tassi proposti dagli swap sono molto interessanti, mentre secondo le direttive di Basilea, gli istituti di credito dovrebbero possedere abbastanza assets da poter convertire poi in denaro cash, in modo da venire incontro alle esigenze più immediate che la crisi economica impone.

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