Lo Yemen pianifica la sua prima offerta di sukuk

Lo Yemen rappresenta senza dubbio l’ultima ruota del carro del Medio Oriente, inteso anche e soprattutto in senso economico: in effetti, si tratta della nazione più povera dell’intera regione asiatica, ma non certo carente di iniziative finanziarie, visto che il governo di Sanaa ha deciso di vendere circa 500 milioni di dollari in bond islamici, la prima operazione di questo tipo nella storia della penisola araba, ma comunque necessaria a rifinanziare il deficit di bilancio e a rinsaldare l’industria finanziaria conforme alla Shariah. La banca centrale dovrebbe dunque offrire sukuk (i titoli che rispettano appunto le disposizioni islamiche) nel mercato domestico a partire dal primo trimestre di quest’anno, così come è stato annunciato dal ministro delle Finanze Jalal Yaqoub.


La repubblica asiatica ha però bisogno di una grande assistenza tecnica per porre in essere tale cessione, dunque sarà fondamentale il sostegno del Fondo Monetario Internazionale; Masood Ahmed, direttore per il Medio Oriente per conto dell’organizzazione sorta a Bretton Woods, si è detto sicuro che l’emissione di sukuk creerà nuove opportunità di investimento e diversificherà i portafogli bancari, sia quelli islamici che quelli degli istituti convenzionali. Il gap fiscale yemenita è il più alto dell’intera penisola anche a causa della continua lotta contro il terrorismo di al Qaeda: la crescita dell’economia, attualmente quantificabile in trenta miliardi di dollari, dovrebbe rallentare del 4,1% nel corso del 2011, mentre nell’anno appena terminato è stato stimato un calo dell’8%.

La scelta della denominazione in moneta verde, poi, non è casuale, visto che la valuta locale, il riyal yemenita, è piuttosto svalutata e sono necessari 214 riyal per ottenere un dollaro. Le obbligazioni conformi alla Shariah hanno garantito il 12,8% nel 2010, in base a quanto rilevato dall’Hsbc/Nasdaq Dubai Us Dollar Sukuk Index; le vendite globali di sukuk, i quali pagano i rendimenti in relazione ai flussi degli assets, sono calati invece di ben quindici punti percentuali, attestandosi a quota 17,1 miliardi di dollari.

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