Vendita massiccia di bond in yuan da parte di Standard Chartered

standard-chartered-bank-logo-2Standard Chartered, una delle più celebri banche del Regno Unito, ha annunciato la sua nuova emissione obbligazionaria: per l’istituto di credito londinese si tratta di bond denominati in valuta cinese, per un importo complessivo pari a cinque miliardi di yuan (circa 750 milioni di euro), visto che l’interesse crescente nei confronti del mercato dell’ex Impero Celeste. Tra l’altro, non si tratta di una cessione qualsiasi, bensì della più grande vendita di tali titoli in yuan da parte di una banca straniera nella seconda economia mondiale (vedi anche Come investire sulle borse asiatiche nel 2013).

La durata dei bond in questione è pari a tre anni, con l’approvazione del prestito che è stata garantita dagli enti regolatori della banche cinesi. Gli introiti finanziari, inoltre, verranno sfruttati per sostenere i prestiti della banca inglese alle pmi e alle micro-imprese che si trovano in Cina. Un altro dettaglio interessante in questo senso è quello della cedola annuale, fissata a 4,2 punti percentuali, con una sottoscrizione completa da parte degli investitori istituzionali nel mercato del paese asiatico. Come ha spiegato l’amministratore delegato di Standard Chartered China, Lim Cheng Teck, c’è un grande orgoglio nel sapere di essere il primo istituto straniero che emette un bond finanziario destinato alle aziende cinesi di dimensioni minori.

I prodotti finanziari di cui si sta parlando sono considerati utili per fornire un numero maggiore di prodotti e servizi innovativi al settore di riferimento, tanto è vero che la banca continuerà a partecipare in questa stessa maniera allo sviluppo del mercato obbligazionario domestico. Giusto un mese fa Standard Chartered ha annunciato dei profitti non proprio incoraggianti nel corso del 2012, a causa soprattutto delle pesanti multe inflitte per aver violato le sanzioni americane in relazione all’Iran e altri paesi. Le performance del gruppo britannico, inoltre, sono state influenzate anche dalla lenta crescita in mercati chiave come l’India e la Cina.

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