Spread Bund-Btp: tutti i rischi del rendimento

Ci sono due termini precisi per definire l’attuale situazione dei nostri titoli di Stato: tensione e nervosismo. In effetti, l’ultima asta dei Buoni del Tesoro Poliennali (Btp) non è andata troppo male, ma la chiusura è stata caratterizzata da una domanda davvero troppo bassa. La tensione, in particolare, si riferisce al rendimento di questi strumenti: ad esempio, la scadenza a dieci anni beneficia di un ritorno economico superiore ai sei punti percentuali, un valore che non veniva registrato da almeno una settimana. Non se la passano meglio neanche le obbligazioni francesi e quelle spagnole, ma concentriamoci sul nostro paese. Il dato su cui focalizzare maggiormente l’attenzione è ovviamente lo spread tra gli stessi Btp e i Bund tedeschi, i migliori performer europei: il differenziale in questione ha superato i 380 punti base, per la precisione si è giunti fino a quota 383, in rialzo di ben sedici punti nel giro di sole ventiquattro ore.

Cosa vuol dire un incremento di questo tipo? Tutto questo significa che per avere degli acquirenti per i nostri buoni bisogna offrire più di 3,8 punti percentuali di rendimento aggiuntivo rispetto a quanto avviene per le emissioni teutoniche, con un premio di rischio che è conseguentemente maggiorato. C’è una soglia psicologica a cui si guarda con preoccupazione, vale a dire quella dei quattrocento punti base: se il livello si è abbassato è soltanto a causa degli ultimi accordi stipulati tra i vari leader dell’Unione Europea, i quali hanno voluto scongiurare situazioni peggiori.

Il confronto con i Bund tedeschi rimane però imbarazzante, visto che questi titoli beneficiano di rendimenti molto più bassi, come avviene per i prodotti decennali e il loro 2,19%. Le principali preoccupazioni in merito allo spread riguardano soprattutto il breve termine: la scadenza a due anni, infatti, è quella che fa registrare il valore più alto per quel che concerne tale differenziale (4,69% per i Btp, 0,61% per i Bund).

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