Russia: i rimborsi dei Brezhnev Bond

Investire nei paesi emergenti nel secondo semestre del 2012 può essere una buona garanzia di rendimento: tra le principali piazze in questione c’è sicuramente la Russia, paese in cui si sta registrando una tendenza tutta particolare per quel che concerne gli investimenti finanziari. In effetti, tutti i detentori di bond “sovietici”, vale a dire quelli venduti prima della fine dell’era comunista (per questo motivo sono stati ribattezzati Brezhnev Bond, con un chiaro riferimento all’ex presidente russo), stanno cercando di ottenere in Francia quello che non riescono a raggranellare in patria, il denaro.

Un caso emblematico risale proprio a un mese fa, quando la Corte Europea di Strasburgo per i Diritti dell’Uomo ha ordinato alla federazione di rimborsare un risparmiatore di settanta anni con 37.150 euro, una compensazione ritenuta adeguata per quel che riguarda i titoli da lui posseduti nel 1982. Ma vi sono anche altri casi simili. Tutti questi strumenti finanziari fanno parte integrante di un importo da ben venticinque trilioni di rubli (circa 850 miliardi di dollari), vale a dire la metà dell’output economica di Mosca, come messo in luce dallo stesso governo.

Il premier Vladimir Putin ha voluto bloccare gran parte di questi pagamenti, in particolare quelli che dovevano giungere a scadenza nel 2015, ma pensionati e veterani sono davvero agguerriti in tale vicenda. I bond governativi russi hanno spesso fatto registrare delle pessime vendite, mentre le autorità sovietiche avevano cominciato a emettere certificati a venti anni nel 1982 per 25, 50 o 100 rubli, in parte per rimborsare i titoli a breve termine e in parte per rilanciare i beni di consumo. La State Domestic Lottery Bonds offrì un rendimento pari a tre punti percentuali e la possibilità di conseguire oltre centomila rubli. Ora, però, questa vicenda che sembra così lontana nel tempo, deve essere risolta dalle autorità attuali, una brutta gatta da pelare non c’è che dire.

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