Rivoluzione finanziaria per l’Fmi: gli emergenti e la Cina avanzano

Se non si tratta di un cambio davvero rivoluzionario poco ci manca: il Fondo Monetario Internazionale ha dovuto rivedere in maniera rinnovata la conformazione e la struttura della finanza mondiale, a causa del sopravanzare sempre più convincente da parte di alcune nazioni e del contemporaneo declino di altre. Questo cambio di gerarchie è piuttosto probabile e dovrebbe diventare concreto a breve. Come dovremo leggere dunque la nuova cartina geografica ed economica? Sono soprattutto i mercati e i paesi emergenti a farla da padrona in questo momento, con la Cina che può a ragione essere considerata molto più di una economia in fase di sviluppo. L’indiscrezione a cui ci stiamo riferendo proviene direttamente dalla stampa giapponese, più precisamente dal quotidiano nipponico Nikkei, e sta avendo ampio risalto in questi giorni. L’organizzazione sorta a Bretton Woods dovrà pertanto operare delle modifiche importanti per quel che concerne le quote di partecipazione dei vari stati, anche perché l’obiettivo rimane sempre quello di mettere in luce il reale andamento della situazione economica.


L’ex Impero Celeste dovrebbe incrementare la propria percentuale dal 3,9% al 6%, un rialzo davvero prodigioso, tanto che in questo modo la quota sarebbe molto simile a quella del Giappone, anche perché l’assegnazione in questione dipende in larga misura da diversi elementi, tra cui l’apertura economica, le riserve che si detengono a livello internazionale e il prodotto interno lordo ovviamente. Gli altri emergenti che potrebbero sconvolgere l’attuale equilibrio degli investimenti finanziari sono la Corea del Sud, il Brasile, l’India e, a sorpresa ma non troppo, l’Indonesia: tutto ciò andrebbe a scapito di molte nazioni dell’Europa, ancora alle prese con debiti governativi troppo rischiosi.

C’è una forte attesa per quel che concerne il mese di novembre, quando l’Fmi organizzerà il suo meeting, il quale sarà l’occasione più propizia per discutere di questa nuova realtà economica: l’ideale classifica senza le modifiche appena citate vede in testa gli Stati Uniti, seguiti a ruota da Giappone e Germania.

Lascia un commento