Mercati emergenti in crisi: il dollaro forte persa

I mercati emergenti vanno giù, e perdono quasi il 10% dall’inizio dell’anno sul mercato azionario e quasi il 3% su quello obbligazionario. Tutto il contrario dei mercati statunitensi, avvantaggiati da un’economia stabile e un dollaro forte.

Per i mercati azionari la perdita è del 9.7%, per quelli obbligazionari del 2.9%. A pesare la situazione argentina e turca soprattutto.

Quali mercati sono ancora in salute

Chiaramente non è un discorso generalizzato, e molti mercati emergenti non hanno subito perdite. C’è una dispersione degli spread in dollari, con convulsioni politiche come in Turchia, dove Erdogan ha iniziato a influire pesantemente sulla banca centrale. A soffrire anche i paesi che importano molto petrolio, con il greggio che è molto aumentato, mettendo pressione alle bilance commerciali. Infine i dazi di Trump, che pesano sulla certezza degli investitori.

Ieri la Fed ha aumentato di nuovo i tassi sul dollaro, portando ancora più pressione sui paesi emergenti in sofferenza. Per l’America si tratta di una normalizzazione del mercato monetario, dopo la politica molto accomodante che ha segnato la crisi finanziaria. Il dollaro arriverà al 2.25-2.50% per la fine del 2018, e al 3.00-3.25% per il prossimo anno. Probabile che la divisa americana continuerà lentamente a rafforzarsi, con il ciclo economico positivo più lungo della storia statunitense. Solo l’inflazione e la leva finanziaria, potrebbero portare uno shock e mettere a rischio i mercati consolidati.

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