Reliance Industries punta a vendere bond per un miliardo di dollari

Reliance Industries, la maggiore compagnia privata di tutta l’India (il suo fatturato si avvicina ai 20 miliardi di dollari: è attiva soprattutto nel campo petrolifero, delle fibre e del vestiario), intende gestire al meglio la domanda di assets che attualmente proviene dalla seconda economia asiatica: in effetti, l’obiettivo è quello di incrementare fino a un miliardo di dollari la vendita di titoli obbligazionari denominati in moneta verde, la più vasta operazione in questo senso da parte di un gruppo indiano non bancario. L’offerta avanzata dall’azienda di Mumbai potrebbe agevolare la crescita delle vendite di bond internazionali del paese, dato che si prevede il raggiungimento di un valore pari a 5,5 miliardi di dollari, il livello massimo da tre anni a questa parte secondo le rilevazioni degli analisti.


Inoltre, c’è da aggiungere che gli investitori stranieri hanno più che raddoppiato le loro holding relative al governo indiano, con il debito della compagnia che si è assestato sui 17 miliardi di dollari in base a quanto stimato dal Securities and Exchange Board of India. La società di proprietà del miliardario Mukesh Ambani cederà obbligazioni a dieci e a trenta anni al fine di rifinanziare le acquisizioni e gli investimenti di quest’ultimo anno da record; in effetti, sono state poste in essere numerose scalate e ciò ha influito notevolmente. I rendimenti dei corporate bond indiani a cinque anni hanno comunque perso cinquanta punti base, un dato migliore rispetto alle statistiche precedenti.

Secondo Jack Deino, supervisore del debito relativo ai mercati emergenti di Invesco Inc., Reliance rappresenta una delle blue chip più significative dell’India e il fatto di non operare nel campo del credito costituisce un fattore di sicura sottoscrizione finanziaria in eccesso. Intanto, occorre rimarcare che l’economia della nazione asiatica, la quale è cresciuta a una media dell’8,5% negli ultimi cinque anni, aumenterà la propria espansione di altri 9,4 punti percentuali nel corso di quest’anno, un dato di prestigio perché rilevato dal Fondo Monetario Internazionale.

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