Paradisi fiscali addio?

Forse è troppo presto per gridare alla fine dei paradisi fiscali, ma quanto sta accadendo alle isole Cayman, l’arcipelago caraibico noto – oltre che per la bellezza dei paesaggi – anche per essere uno degli approdi preferenziali da parte di coloro che vogliono aggirare il fisco nazionale, è certamente un segno dei tempi. Le autorità del luogo stanno infatti rendendo pubblici i nomi di migliaia di società “nascoste”, insieme a quelli dei loro referenti e direttori.

Secondo quanto riportato dal quotidiano torinese La Stampa, il Financial Times sarebbe riuscito a metter le mani sulla bozza del piano con cui le autorità monetarie delle Cayman (la Cima) vorrebbero inserire in un database pubblico i fondi domiciliati (vedi anche I Cat Bond si trasferiscono in direzione delle Bermuda).

“La svolta, prevista per la metà di marzo” – afferma il quotidiano nella sua edizione online – “non solo darà un nome e un cognome ai direttori dei fondi ma richiederà anche la verifica delle loro credenziali come fiduciari degli investitori. «Non immaginate che colpo è questo – ha detto al Ft Roisin Carter, responsabile della Carne una società che fornisce servizi di direzione per fondi dell’arcipelago -. Prima potevate starvene seduto a casa vostra a New York o a Londra, ed essere direttore alle Cayman, non c’era uno straccio di regolamento. Prima la libertà era assoluta, adesso bisognerà entro certi limiti mettersi in riga». Dal documento della Cima sintuisce che la nuova politica più che una folgorazione per la trasparenza è stata una necessità. Due anni di crisi finanziaria hanno già spinto altri paradisi fiscali di area britannica a fare entrare un po’ di luce dalle finestre. Le Isole Vergini, la banca centrale irlandese, l’Isola di Jersey, l’Isola di Man, l’isola di Bahamas, «tutte hanno già rinnovato leggi, regolamenti e codici di governance societaria» osserva il documento dell’autorità monetaria”.

Alla base delle innovazioni vi sono le forti pressioni politiche gli Stati Uniti hanno esercitato sul paradiso fiscale nel corso degli ultimi anni oltre alla pressione – altrettanto evidente – degli investitori in hedge funds, desiderosi di poter controllare in maniera più dettagliata gli investimenti presenti nell’arcipelago (vedi anche Taiwan ha già pianificato le emissioni di bond del 2013).

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