Mercati energetici: riviste al rialzo le stime sui futures petroliferi

oilDunque, gli hedge fund hanno provveduto a ritoccare verso l’alto le previsioni relative ai contratti futures sul petrolio: si tratta del ribasso più consistente da dieci mesi a questa parte, una conferma importante della diminuzione della domanda di carburante soprattutto nei mercati energetici statunitensi. Tra l’altro, occorre ricordare che la prima settimana di giugno si è caratterizzata per un forte calo (30 punti percentuali) da parte dei contratti quotati sul New York Mercantile Exchange, come è stato confermato anche dall’ultima relazione dalla Commodity Futures Trading Commission. Cosa ha spinto investitori e speculatori a comportarsi in questa maniera? Anzitutto, bisogna precisare che il deprezzamento dell’euro a causa degli sforzi dell’Ue di ristrutturare il proprio debito è stato un fattore determinante in questo senso. Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti sono decresciute dell’1,2% a maggio, il peggior dato dallo scorso mese di settembre: le compagnie hanno aggiunto altri 41.000 dipendenti nei loro bilanci e si tratta anche in questo caso di un declino da monitorare con la massima attenzione secondo il Labor Department.

 

Tutti quei segnali che indicano un modesto miglioramento per il 2010 non coincidono però con le azioni intraprese dallo stesso governo statunitense per far risollevare l’economia, la quale ha ancora bisogno di un po’ di tempo per riassestare le perdite del mondo del lavoro subite nel corso della recessione.

 

Entrando nel dettaglio delle contrattazioni del petrolio, ciò che più interessa a coloro che hanno sottoscritto i futures, c’è da dire che il greggio ha toccato quota 87,15 dollari al New York Mercantile Exchange a maggio, il livello più alto dal momento della crisi (il picco peggiore venne raggiunto a luglio con 69,51 dollari). I contratti in questione dovranno ancora fare i conti con l’andamento dell’euro nei confronti del dollaro, visto che le pessime performance della moneta unica europea hanno contribuito a ridurre l’appeal delle commodities in qualità di investimento alternativo.

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