Kuwait: la GIC arricchisce la propria gamma di sukuk

La Gulf Investment Corporation del Kuwait, compagnia meglio nota con l’acronimo Gic, ha deciso di emettere ben 253 milioni di dollari in sukuk: i titoli obbligazionari in questione beneficeranno di una nuova scadenza e andranno a integrare idealmente l’offerta già esistente di 1,18 miliardi di dollari e con un arco temporale previsto di venti anni. Si tratta, a conti fatti, del secondo bond che la società finanziaria lancia nel corso di quest’anno. Non si tratta di una semplice azienda, ma di uno dei principali azionisti del Gulf Cooperation Council. In questa occasione si è deciso di puntare su una maturazione più breve rispetto a quella precedente, vale a dire cinque anni, ma bisogna anche ricordare, volendo elencare le principali caratteristiche del prodotto, il pagamento semestrale di una cedola pari al 4,9%, così come specificato in modo molto chiaro dal comunicato ufficiale.

Nonostante le recenti incertezze che sono state mostrate dai mercati globali, la quotazione a cui stiamo facendo riferimento è senz’altro molto competitiva e verrà gestita in maniera piuttosto accorta, cercando di venire incontro, in particolare, ai livelli di prezzo che sono propri della Gic. Cos’altro c’è da aggiungere in questo senso? Il sukuk è stato reso possibile grazie alla preziosa partecipazione di diversi investitori locali, tra cui figurano manager finanziari, compagnie assicurative, istituzioni finanziarie e agenzie governative, a conferma dell’importanza e della strategicità dell’evento.

La gestione prettamente finanziaria spetterà invece a un istituto di credito, AmInvestment Bank Berhad, la quale sta curando da tempo tutti gli aspetti della transazione, facilitata in questo compito dal trading sulla piattaforma Suq Al Sila’ della borsa malese. Per il momento, poi, questo sukuk vanta un rating pari ad AAA secondo le valutazioni di Ram Rating Services, il che potrebbe consentire di migliorare la disponibilità degli assets e di attenuare i rischi relativi ai tassi di interesse, tra i più temuti anche in questa parte del mondo.

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