Investire in Cina – dicembre 2012

Anche se pure la più grande economia mondiale per ritmo di “emersione” sta soffrendo almeno parzialmente i risvolti della crisi globale, investire in Cina in questa parte finale di 2012 e nella parte iniziale del 2013, dovrebbe essere un impiego in grado di riservare utili rendimenti. La crescita dei consumi interni è infatti ottimo viatico per poter proficuamente investire i propri sforzi nel mercato asiatico, e le iniziative attivate per stimolare la ripresa dell’economia interna – parzialmente affievolitasi rispetto alle stime – dovrebbero garantire un gradevole successo alle imprese che impiegheranno denaro nel Paese.

Tra i principali canali attivati, si pensi al comportamento della Banca centrale della Cina, che ha provveduto a ridurre per tre volte l’incremento delle riserve bancarie obbligatorie per gli istituti di credito commerciali con lo scopo di sostenere i finanziamenti alle imprese. Tra giugno e luglio, inoltre, per due volte l’istituto ha scelto di ridurre i tassi di interesse direttori.

Misure dovutamente accompagnate da una relativa stabilità del mercato immobiliare che ha contribuito a sostenere la domanda interna. Ne è derivato una crescita della produzione industriale al 9,2 per cento a settembre, contro l’8,9 per cento di agosto. Un incremento forte, che tuttavia non dovrebbe permettere all’economia industriale cinese di toccare l’11 per cento stimato dal governo per il 2012.

Ciò che invece la Cina riuscirà ad ottenere è – per il secondo anno consecutivo – la testa della classifica dei paesi più attrattivi nei confronti degli investimenti esteri, posizionandosi davanti a Stati Uniti, Brasile, India e Germania (vedi anche il nostro focus su come investire nei mercati emergenti 2013).

Se quanto sopra non dovesse bastare per convincere gli investitori a impiegare i propri denari in Cina, si pensi che nel corso dei prossimi anni l’urbanizzazione crescente del paese dovrà portare a 600 milioni il numero dei cinesi appartenenti alla classe media, con un’esplosione dei relativi consumi. Insomma, crisi a parte, investire in Cina si conferma soluzione piuttosto conveniente.

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