Il futuro che attende i T-Bond americani

La previsione può sembrare azzardata e anticipata, ma bisogna tenerne conto: secondo il broker danese Saxo Bank, i rendimenti dei bond americani a trenta anni sono destinati a raddoppiare nel corso del 2013. Si può parlare di un dato plausibile e con un riscontro effettivo? Per capirlo, è necessari ovviamente dare uno sguardo alle ultime performance di questi strumenti finanziari, senza dimenticare i corrispondenti Etf, così da accertare una eventuale crescita nel lungo termine delle obbligazioni in questione. La volatilità è stata presente in tale andamento nel periodo compreso tra il 2008 e il 2010, poi nel corso del 2012 è stata registrata una leggera ripresa.

Gli indicatori, in particolare, segnalano un rafforzamento non proprio robusto ed eccezionale. I bond del Tesoro (meglio noti come T-Bond) si sono comportati alla stessa maniera in relazione alle scadenze settimanali. Ad esempio, c’è stata una certa divergenza per quel che concerne il Relative Strength Index (Rsi) e le bande di Bollinger, vale a dire quelle che si basano proprio sulla volatilità del titolo. Il 31 dicembre scorso si è caratterizzato per una buona serie di vendite, tanto da far pensare alla stessa maniera di Saxo Bank, ma probabilmente potrebbero esserci altre e più numerose cessioni nel corso del 2013.

Nel caso non ci si fidi troppo del contratto future che fa riferimento a questi T-Bond, si può spostare l’attenzione sull’Exchange Traded Fund che è associato al tasso di interesse di lungo termine degli Stati Uniti. Il rischio di questo fondo non è proprio dei più bassi, pertanto bisogna tenerne ampiamente conto. Il già citato Rsi è in una fase bullish (ribasso), come confermato dal trend delle bande di Bollinger: i bond americani sono sempre stati visti come un porto sicuro in cui far approdare parecchia liquidità, ma non bisogna dimenticare la grande fuga di cui si sono resi protagonisti un anno fa gli investitori esteri.

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