I futures sul gas naturale scendono al livello più basso dal 2009

I contratti futures sul gas naturale sono scesi al di sotto dei tre dollari per unità termali britanniche a New York: è la prima volta dopo oltre due anni che il clima mite che sta caratterizzando gli Stati Uniti e non solo e l’aumento della produzione hanno contribuito a un surplus per quel che concerne l’offerta. Tra l’altro, lo stesso gas ha fatto registrare un calo di 1,2 punti percentuali nel corso del trading elettronico, dopo che l’Energy Department a stelle e strisce aveva annunciato di recente un declino delle scorte inferiore rispetto alle precisioni. Nel dettaglio, le stesse scorte sono giunte ormai a quota 3.458 trilioni di piedi cubi, con un ribasso complessivo di almeno ottantuno miliardi.

Secondo alcuni analisti, inoltre, si sta osservando chiaramente come il gas naturale viva attualmente un periodo di forte depressione, anche perché tre dollari in meno per quel che concerne il supporto tecnico sono più di un dato psicologico. Le spedizioni di febbraio di tali strumenti finanziari hanno ceduto 3,6 centesimi di dollaro, attestandosi a quota 2,991 dollari, il peggior prezzo intraday dal 14 settembre 2009 (allora la quotazione fu pari a 2,911 dollari). Tra l’altro, bisogna anche considerare che circa il 51% delle famiglie americane fa uso di gas naturale per il proprio riscaldamento, almeno secondo quanto rilevato dallo stesso dipartimento energetico americano. In aggiunta, l’output in questione è aumentato dell’1,4% in ben quarantotto stati federali, con un totale a ottobre di 71,28 miliardi di piedi cubi al giorno.

Persino le trivellazioni di gas hanno subito un forte rallentamento, dovuto principalmente ai deboli prezzi di riferimento: come ha rilevato la compagnia Baker Hughes Incorporated, il numero di piattaforme attive in tal senso è addirittura sceso del 12% in un anno. In pratica, finché non ci saranno degli sviluppi per quel che riguarda le trivellazioni, i cambiamenti materiali nei prezzi del gas non avranno luogo.

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