Finanza asiatica: le opportunità offerte da Thailandia e Taiwan

Il continente asiatico è una fonte inesauribile di informazioni e indiscrezioni per cercare di diversificare il più possibile il portafoglio di investimento. Anche l’ultima settimana non è stata da meno e, piuttosto che focalizzarsi sui soliti nomi, si può prestare attenzione anche a quei paesi poco “pubblicizzati”: in effetti, molte pubblicazioni economiche potrebbero influenzare gli scambi dei relativi titoli obbligazionari, così come potrebbe avvenire anche per le valute. Detto che i mercati del Giappone sono chiusi per il Giorno del Verde e che in Corea del Sud la produzione industriale è cresciuta di ben undici punti percentuali a marzo (il raffronto va fatto rispetto al 2010), ci si può concentrare su tre nazioni, vale a dire la Malesia, la Thailandia e Taiwan. Procediamo con ordine.


Anzitutto, la banca centrale di Kuala Lumpur dovrebbe pubblicare a breve i dati relativi alle scorte monetarie, ma non è escluso nemmeno un punto della situazione sugli investimenti esteri nei bond denominati nella valuta locale (il ringgit). Il rendimento malese, inoltre, è sceso fino al 4,06% e si riferisce ai titoli in scadenza a luglio del 2021. Per quel che concerne invece la Thailandia, ci si attende un report simile a quello della Malesia da parte della banca centrale, ma per il momento già si sa che le riserve di valuta sono cresciute dello 0,6%. Tra l’altro, questo stesso istituto potrebbe vendere strumenti a quindici giorni per un importo complessivo di 85 miliardi di baht (circa 4 miliardi di euro); il ritorno economico relativo al benchmark è attualmente pari al 3,33%.

Infine, gli investitori possono guardare con interesse anche a Taiwan: il prodotto interno lordo della Repubblica di Cina è aumentato del 5% nel corso del primo trimestre dell’anno rispetto al 2010, un incremento che segue da vicino quello dei precedenti tre mesi (+6,92%). Il governo di Taipei dovrebbe cedere titoli a 91 giorni dell’ammontare di trenta miliardi di dollari di Taiwan.

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