Citigroup esamina le banche italiane e promuove il titolo Intesa

Citigroup, l’azienda newyorkese che può vantare una indiscussa leadership internazionale a livello di servizi finanziari, ha analizzato con la massima cura e attenzione sei dei più importanti istituti di credito del nostro paese: si è trattato, in pratica, della stesura di un documento davvero interessante, visto che ha consentito di comprendere come comportarsi nei confronti dei titoli finanziari e quali interpretazioni dare alle performance dei gruppi esaminati. Il portafoglio ideale per un investitore dovrebbe comprendere, secondo il giudizio della stessa compagnia statunitense, le azioni di Unicredit, Ubi Banca e Banco Popolare, mentre, al contrario, è consigliata la vendita di Bpm e Monte dei Paschi.


Un’altra utile raccomandazione è quella di comprare il titolo di Intesa Sanpaolo, la quale esce quindi rafforzata da questo ritratto; nel caso della banca torinese, in particolare, il target price è stato innalzato fino a tre euro, a fronte di una leggere diminuzione dell’utile per azione. Cosa c’è da dire invece in relazione agli altri titoli? Il prezzo di Unicredit risulta essere in aumento (l’utile per azione dovrebbe essere pari a 0,11 euro), mentre Ubi Banca e Banco Popolare hanno dei target price più alti (rispettivamente, 9 e 5,20 euro). Le stime degli analisti di Citigroup sono davvero molto dettagliate, e hanno approfondito qualsiasi aspetto della gestione bancaria; ovviamente sono dei consigli finanziari, ma la fonte è autorevole, considerando comunque il fatto che i numeri parlano da soli.

In effetti, oltre alle già citate azioni che devono essere tenute in portafoglio (le cosiddette “hold”) e Intesa (definita invece come “buy”), vi sono i due titoli “sell”, quelli che Citigroup suggerisce di vendere. Come mai un giudizio simile? Monte dei Paschi e Banca Popolare di Milano si sono viste affidati degli utili per azioni che sono leggermente in ribasso rispetto alle analisi precedenti: quello del gruppo senese è passato da 0,08 a 0,07 euro per azione, mentre nel secondo caso si è passati da 0,31 a 0,30 euro.

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