Chrysler, maxi offerta di bond ad alto rendimento

Il gruppo Chrysler e il mercato dei bond non riescono a stare lontani l’uno dall’altro. La casa automobilistica di Auburn Hills ha infatti deciso di tornare nuovamente a questo specifico segmento finanziario con una delle maggiori offerte degli ultimi due anni: si tratta di una proposta che va a riguardare direttamente i titoli ad alto rendimento e che dovrebbe essere in grado di rifinanziare i prestiti contratti. La società americana si è vista costretta ad accrescere l’offerta obbligazionaria fino a un totale di 3,5 miliardi di dollari, un incremento che ha coinvolto anche i tassi di interesse dei prestiti a sei anni. Secondo gran parte degli analisti, le modifiche in questione dovrebbero essere le più adatte per stabilizzare le trattative attualmente in corso. Chrysler, la quale fa parte del gruppo Fiat, deve far fronte a un debito piuttosto consistente, quindi ci si è rivolti al mercato più propizio in questo preciso momento storico; i bond saranno equamente suddivisi tra le scadenze a otto e dieci anni, con la quotazione effettiva prevista per la giornata di domani.

Google, è realtà il debutto sul mercato obbligazionario

Non poteva mancare neanche Mountain View nel vasto universe che contaddistingue il mercato obbligazionario: Google, alle prese con un preoccupante declino dei propri titoli azionari (quest’anno sono stati persi già nove punti percentuali), andrà a focalizzarsi sui bond con la sua prima storica emissione, una vendita pianificata per un ammontare di tre miliardi di dollari. L’intento è chiaro, il colosso statunitense vuole finanziare i prestiti a breve termine. La compagnia punterà, in particolare, sui corporate bond: l’attuale ceo, Larry Page, il quale ha sostituito Eric Schmidt proprio un mese fa, ha annunciato la probabile espansione dei business telefonici e delle pubblicità, nonostante ci siano delle indagini a tal proposito. Nel dettaglio, Google dovrebbe lanciare dei prodotti a tre, cinque e dieci anni nel corso della giornata odierna, con delle differenze di ritorno economico.

Fonciere des Regions, vendita massiccia di bond convertibili

Fonciere des Regions Sa, la holding parigina attiva principalmente nel campo del real estate, ha individuate un buon segmento finanziario su cui incentrare i propri investimenti: in pratica, la compagnia francese, la quale detiene delle importanti partecipazioni in altri trust immobiliari, sta pianificando una vendita di bond per un importo complessivo superiore ai 550 milioni di euro. Il principale obiettivo da raggiungere è rappresentato dal rifinanziamento dei prestiti. Più precisamente, Fonciere des Regions si affiderà inizialmente a delle obbligazioni convertibili, prodotti che giungeranno a maturazione nel mese di gennaio del 2017; in aggiunta, sarà applicata anche un’opzione per il lancio di settanta milioni di euro in titoli azionari, in quella che si caratterizza come la prima cessione obbligazionaria della società. Sono noti comunque altri dettagli. In particolare, alcune indiscrezioni hanno messo in luce il tasso di conversione dei bond in questione: la percentuale sarà compresa tra il 20 e il 25% al di sopra del prezzo medio che verrà registrato tra due giorni esatti.

Usaa lancerà Cat Bond per duecento milioni di dollari

La United Services Automobile Association rappresenta una delle principali compagnie assicurative degli Stati Uniti: non è un caso, quindi, se proprio questa società stia lavorando alacremente per emettere duecento milioni di dollari in Catastrophe Bond, una operazione che è volta a proteggere le potenziali perdite di terremoti, alluvioni, tempeste ed incendi. L’indiscrezione giunge direttamente dall’agenzia di rating Standard & Poor’s. Nello specifico, questa transazione rappresenta l’ultimo tassello del programma di lungo termine Residential Re Cat Bond, il sedicesimo in assoluto per Usaa, la quale ha avviato gli investimenti di questo tipo nel lontano 1997.

Bbva: il rating dei covered bond è stato ridotto

Non è un bel periodo quello che vive Bbva, una delle principali realtà creditizie della penisola iberica: il Banco Bilbao Vizcaya Argentaria è infatti alle prese con una valutazione non troppo incoraggiante per quel che concerne i propri titoli obbligazionari, in particolare i cosiddetti covered bond. Questi ultimi, conosciuti anche con la denominazione nostrana di “obbligazioni garantite”, sono dei titoli che si basano essenzialmente sulla garanzia della loro emissione e sono volti a finanziare un determinato tipo di progetto. Ebbene, la celebre agenzia di rating Standard & Poor’s ha deciso di ridurre il giudizio relativo a questo investimento, il quale si riferisce ai prestiti concessi al settore pubblico dalla banca dei Paesi Baschi: la valutazione in questione, infatti, è scesa da AAA ad AA+ (da una affidabilità massima a una ottima). Che cosa è successo esattamente?

Islamic Development Bank: un nuovo sukuk denominato in dollari

È un gran momento quello attuale per l’emissione e la relativa sottoscrizione di sukuk, i titoli obbligazionari islamici, conformi alla legge della Shariah: ne è una chiara testimonianza anche l’ultimo progetto della Islamic Development Bank, istituto di credito dell’Arabia Saudita che ha intenzione di lanciare a breve un prodotto di questo tipo con tanto di denominazione in dollari americani. L’obiettivo è abbastanza chiaro, il gruppo asiatico ha necessità di nuovi fondi e per venire incontro a questa esigenza si lancia a capofitto nel mercato obbligazionario, senza disdegnare però il fattore dei cambi valutari: ecco perché è stata scelta la moneta verde, molto più sicura rispetto al ryal, il quale attualmente vale circa 0,26 dollari. La quotazione ufficiale dovrebbe avvenire quando le condizioni di mercato la renderanno conveniente, ma sicuramente al termine del meeting tra gli investitori del reddito fisso del Medio Oriente, dell’Asia e dell’Europa.

NewPage: le obbligazioni risentono dei minori ricavi

I bond di NewPage Corporation, l’azienda produttrice di carta patinata che viene controllata da Cerberus Capital Management, hanno subito un brusco declino in questi ultimi due giorni: i titoli della compagnia di Miamisburg hanno risentito, in particolare, dell’andamento non esaltante dei ricavi aziendali, i quali non sono stati all’altezza delle attese degli analisti. C’è infatti da sottolineare che tali prodotti, i quali beneficiano di un ammontare complessivo pari a 806 milioni di dollari, di un rendimento pari al 10% e di una scadenza fissata per il mese di maggio del 2012, hanno ceduto 6,3 centesimi, attestandosi a quota 39,9 a New York così come registrato da Trace, il sistema americano che quota le obbligazioni. Tra l’altro, anche il debito della società statunitense risulta essere al suo livello più basso dallo scorso mese di agosto.

Mongolia: 700 milioni di dollari per il debutto dei bond domestici

Il nuovo prestatore economico della Mongolia è stato creato appositamente per dar vita a una importante esperienza dal punto di vista obbligazionario: e in effetti la vendita da parte della nazione asiatica di titoli in valuta domestica (si tratta del tughrik) sta raggiungendo velocemente quota 700 milioni di dollari, con le cessioni vere e proprie che sono state pianificate per partire proprio nel corso di questo mese. I bond in questione beneficeranno di una scadenza a cinque, dieci e quindici anni e la loro emissione durerà fino a settembre. L’istituto a cui fare riferimento, per la precisione, è la Development Bank of Mongolia, banca che ha sede nella capitale Ulan Bator; inoltre, gli strumenti saranno garantiti dal governo, il quale ha fornito il proprio assenso alla vendita. Secondo la stessa banca, fra due settimane al massimo vi sarà un fondamentale meeting tra gli investitori, in modo da concretizzare tutti i piani.

Palestina: da Padico Holding la prima emissione obbligazionaria

La settimana attuale ha rappresentato una tappa molto importante per l’economia palestinese: Padico Holding è divenuta infatti la prima compagnia della regione mediorientale che ha concluso un aumento di capitale tramite la quotazione di corporate bond. Gli strumenti in questione, titoli obbligazionari con scadenza quinquennale, vantano un ammontare complessivo di settanta milioni di dollari e devono essere collocati in forma privata da un gruppo di quattordici istituti di credito della stessa Palestina e della Giordania. C’è comunque da dire che l’offerta è stata sottoscritta già per novanta milioni di dollari, con gli ordini degli investitori notevolmente superiori a quanto stabilito. La Palestine Development and Investment Limited, la quale vanta tre sedi principali (una in Giordania ad Amman, e due in territorio palestinese, a Ramallah e Nablus), si allinea in questo modo alla crescita economica piuttosto robusta fatta registrare dalla Palestinian West Bank.

Lussemburgo: marcia indietro sull’emissione di sukuk

Lussemburgo e sukuk, chi poteva immaginare una stretta correlazione? La banca centrale del Granducato europeo ha fatto sapere di voler pianificare nel dettaglio la vendita dei primi bond islamici governativi, una circostanza più volte ribadita anche dal governatore Yves Mersch, ma che comunque verrà valutata nei prossimi mesi. Le spiegazioni per l’attesa sono semplici: lo stesso Mersch ha aggiunto che nei mesi scorsi il paese aveva una forte necessità di emettere prodotti finanziari innovativi per fornire una risposta adeguata alla crisi economica, ma ora quel bisogno è venuto meno. Il numero uno dell’istituto di credito, intervenuto nel corso dell’Islamic Financial Services Board Summit di Lussemburgo, ha messo dunque in luce gli attuali obiettivi, i quali prevedono una sorta di stand-by per questa cessione.

Goldman Sachs, dopo cinque anni si torna ai Kangaroo Bond

Goldman Sachs ha deciso di ritornare con forte convinzione al mercato obbligazionario australiano: si tratta della prima volta in assoluta dal 2006, visto che, a distanza di cinque anni, si è capito che si possono trarre dei vantaggi importanti in relazione al rendimento del debito finanziario. La banca newyorkese, quinto istituto per dimensioni di tutti gli Stati Uniti, ha infatti provveduto a lanciare titoli con scadenza superiore ai cinque anni per un importo complessivo di 1,25 miliardi di dollari australiani (circa 1,6 miliardi di euro), tra cui possiamo includere mezzo milione relativo ai bond a tasso variabile, i quali saranno quotati 205 punti base al di sopra del tasso swap. Si tratta dei cosiddetti Kangaroo Bond, strumenti finanziari denominati per l’appunto nella valuta oceaniana. Questo segmento sta attirando un numero sempre maggiore di attori, dato che sono molto recenti gli interessamenti di JPMorgan Chase e di Bank of America, istituti che si erano allontanati dalle opportunità australiane subito dopo lo scoppio della crisi del 2008.

Ibm si focalizza sulla vendita di titoli a tre anni

Titoli legati alla cedola triennale più bassa di quest’anno e un importo complessivo di un miliardo di dollari: è questa in sintesi l’offerta di Ibm Corporation, la celebre compagnia informatica americana che aveva comunque provveduto ad aumentare il proprio dividendo e il programma relativo al riacquisto di azioni. Il colosso di Armonk punterà ora su degli strumenti finanziari che beneficeranno di un ritorno economico pari all’1,25%, trentasette punti base al di sopra dei medesimi prodotti messi a disposizione dal Tesoro a stelle e strisce. La cedola in questione, inoltre, è molto simile a quella proposta di recente da Colgate-Palmolive, anche se in quel caso la cessione aveva previsto un ammontare inferiore. Big Blue intende pianificare una vendita di circa venti miliardi di dollari per quel che concerne i dividendi, mentre altri cinquanta miliardi verranno sborsati nei prossimi quattro anni in relazione alle azioni proprie, decisioni che sono emerse con chiarezza dal meeting con gli investitori di un mese e mezzo fa.

Cina, la banca centrale punterà ancora sui bond a tre anni

È un vero e proprio ritorno al passato quello che vuole realizzare People’s Bank of China: l’istituto di credito centrale cinese è pronto a riprendere la vendita dei titoli obbligazionari a tre anni proprio nel corso di questa settimana, una operazione di mercato aperto che vuole rappresentare il tentativo estremo di scongiurare l’eccesso di liquidità all’interno del sistema finanziario. Le pressioni inflazionistiche sono un altro valido motivo per tornare nuovamente alla cessione. Un’offerta di questo tipo, già praticata negli anni scorsi dalla banca, dovrebbe aiutare la vasta nazione asiatica per un buon periodo di tempo, evitando la necessità di nuovi e inutili aumenti delle riserve monetarie, visto che di recente i depositi bancari sono stati accresciuti con grande rapidità. L’ultima vendita di prodotti con scadenza triennale risale al 2010, per la precisione al 25 novembre scorso: proprio in quella occasione vi fu una sospensione delle vendite a causa della domanda troppo debole, ma ora i tempi sembrano più propizi.

Israele: buoni ricavi per le obbligazioni decennali

Se gli investitori finanziari spostassero la loro attenzione al Medio Oriente, si accorgerebbero che i titoli obbligazionari di Israele sono attualmente protagonisti di guadagni interessanti: il riferimento più importante va sicuramente ai bond che giungeranno a scadenza tra dieci anni, i quali hanno fatto registrare il rendimento più basso degli ultimi due mesi, grazie soprattutto alla ripresa economica globale che sta convincendo circa l’affidabilità e la sicurezza degli assets. Chi sottoscrive tali prodotti, tra l’altro, è alla ricerca di un bene rifugio che lo protegga dalla crisi del debito che infuria in Grecia e che non siano i tradizionali oro e petrolio. Il ritorno economico del benchmark Mimshal Shiklit (la maturazione vera e propria avverrà nel mese di gennaio del 2020) è declinato di quattro punti base, attestandosi al 5,22% presso la Borsa di Tel Aviv; il confronto deve essere fatto con gli stessi titoli emessi dal Tesoro americano, il quale rappresenta un partner tradizionale e storico della repubblica parlamentare.